Porto di Gioia Tauro: le multinazionali pronte per nuovi investimenti

Il futuro del porto di Gioia Tauro sarà possibile solo se diventerà un polo intermodale e non soltanto un porto di transhipment.

È su questa direttrice che si muove la Regione Calabria che, d’intesa con Assologistica cultura e formazione, ha promosso una visita di una trentina di manager di aziende e multinazionali (120 in tutto quelle contattate) per illustrare i vantaggi di fare business nell’infrastruttura calabrese.

La vicepresidente della giunta regionale, Antonella Stasi, ha illustrato i vantaggi che derivano dall’investimento a Gioia Tauro. Innanzitutto il punto di forza è “il collegamento con la terra e la possibilità di intermodalità su ferrovia e su gomma, che consente di arrivare in 24 ore nelle città del nord Italia e in 48 ore di raggiungere i porti del nord Europa”, ha spiegato infatti.

Il porto di Gioia Tauro, ha proseguito la vicepresidente, sarebbe conveniente inoltre per i vantaggi offerti dalla zona franca, finora sottoutilizzata. Su 86 ettari disponibili soltanto 26 sono effettivamente utilizzati, e di questi una buona parte di capannoni sono vuoti a causa degli imprenditori che dopo aver percepito gli aiuti comunitari non hanno proseguito l’attività.

“Noi vogliamo evitare quanto accaduto in passato -ha affermato Antonella Stasi – per questo, d’intesa con il presidente Giovanni Grimaldi, l’Autorità portuale costruirà una prima struttura che sarà a disposizione degli investitori a prezzi competitivi. A noi interessa l’operatività, non il numero di capannoni. Questa è la sfida per il futuro”.

Dal luglio dello scorso anno il porto di Gioia Tauro è inoltre zona a burocrazia zero. Sarà poi instaurato un meccanismo tale da consentire un risparmio di risorse e tempo per gli operatori della logistica grazie alla “remotizzazione dei controlli doganali a destino per i contenitori caricati a ferrovia”.

Francesca Cuomo