Porto di Ancona: protocollo per l’ex Bunge

Creare le migliori condizioni per nuovi investimenti privati capaci di riassorbire i livelli occupazionali dello stabilimento Bunge di Ancona (che lavorava semi oleosi), e rilanciare le attività portuali.

Sono gli obiettivi del protocollo di intesa siglato oggi dall’assessore al Lavoro della Regione Marche Marco Luchetti, dal presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande, dal sindaco di Ancona Fiorello Gramillano, dall’Autorità portuale del capoluogo, dai rappresentanti della Bunge Italia e delle organizzazioni sindacali.

Il protocollo impegna l’Autorità portuale a completare le procedure di acquisizione delle aree e dei terreni della Bunge nell’ambito portuale, per un’estensione totale di 48.000 metri quadrati. Acquisita la proprietà, l’Authority avvierà un bando per la presentazione di progetti di investimento sull’area Bunge, con una premialità per le proposte che prevedano la riassunzione dei lavoratori ex Bunge.

Prima dell’assegnazione, il progetto di razionalizzazione e di riorganizzazione dello spazio portuale, insieme alla proposta di conferimento, saranno sottoposti al Comitato portuale. La Regione e la Provincia di Ancona si impegnano a sostenere l’eventuale attività formativa per il reinserimento dei lavoratori. Il Comune a modificare le norme tecniche di attuazione del Prg per consentire interventi adeguati; la Provincia, inoltre, si impegna a facilitare la conclusione dei procedimenti urbanistici.

L’Autorità portuale introduce come criterio preferenziale per assegnare i magazzini liberi dell’ex Tubimar, l’impegno ad assumere personale della Bunge. «Un accordo importante che aiuta a trovare una soluzione per favorire il ricollocamento dei personale – commenta Luchetti -: l’area portuale dello stabilimento ha una collocazione strategica e può risultare di interesse per nuovi investimenti; dispone di tutte le caratteristiche utili per favorire iniziative imprenditoriali nel settore delle attività industriali e portuali, in grado di garantire il massimo riassorbimento del personale.

Con la chiusura dello stabilimento Bunge e la conseguente cessazione di sbarco dei semi oleosi, il porto di Ancona ha subito una perdita complessiva annua di 400 mila tonnellate di merce movimentata e di circa 20 scali di unità navali di elevato tonnellaggio.

Salvatore Carruezzo