Porto di Bari: Bpm resta debitrice dei canoni demaniali

Il Consiglio di Stato, VI Sezione, Presidente Severini estensore De Michele, con sentenza  depositata il 19 gennaio 2012, ha annullato le decisioni del TAR Puglia che avevano affermato la nullitàdei provvedimenti di rideterminazione del canone di concessione da applicare alla Bari Porto Mediterraneo Srl. I giudici danno ragione dunque all’Autorità portuale, difesa dal Prof. Ugo Patroni Griffi e dall’Avv. Fulvio Mezzina.

La vicenda è nota. L’Autorità portuale, dopo l’annullamento della concessione illegittimamente rilasciata alla Bari Porto Mediterraneo per la gestione dei Terminal passeggeri,  aveva rideterminato la quota fissa del canone, in quanto all’epoca del rilascio della concessioneera stata calcolata sulla base di una superficie fittizia enormemente inferiore a quella realeche risulta superiore di ben il 773,68%.

I Giudici di Palazzo Spada hanno dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, assegnando alla BPM il termine perentorio di tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza per provvedere alla riassunzione del giudizio innanzi al Giudice ordinario.

Nella sostanza, restano in vita e vanno considerati validi ed efficaci tutti i provvedimenti di rideterminazione del canone a suo tempo adottati dall’AP, con la conseguenza che la Bari Porto Mediterraneo resta debitrice delle somme come rideterminate dall’Autorità portuale.

Appare particolarmente rilevante la seguente affermazione: “Deve quindi riconoscersi che l’Autorità portuale, dopo avere proceduto ad annullamento della concessione per illegittima scelta del concessionario, abbia rilevato nel rapporto concessorio intercorso un’ulteriore ragione di illegittimità, inerente alla determinazione del canone: quanto sopra non con rideterminazione autoritativa (certamente inammissibile) dei parametri di riferimento, ma per ravvisata violazione dei parametri normativi, puntualmente indicati, esistenti alla data di rilascio dell’atto concessorio annullato.”

Emerge dunque con evidenza che all’epoca del rilascio della concessione furono violati anche i criteri normativi esistenti e puntualmente indicati dalla difesa dell’Autorità portuale.
Viene in questo modo spazzata via l’illazione, sostenuta a suo tempo da alcuni,  circa l’unilateralità della rideterminazione del calcolo del canone adottato dall’Autorità portuale  in virtù dell’accertamento dell’effettiva superficie delle aree assentite in concessione alla BPM.

Emerge anche la totale infondatezza delle affermazioni, sostenute anche in sede parlamentare, circa la mancanza di correttezza e veridicità dei bilanci dell’Autorità Portuale, peraltro sempre approvati dai Ministeri Vigilanti con il parere favorevole del Collegio dei Revisori.

Tali affermazioni improvvide e prive di fondamento, avevano dato luogo, a suo tempo, a strumentali campagne politiche e di stampa volte ad infangare l’operato dell’Amministrazione dell’Autorità Portuale ed in particolare del suo Presidente Francesco Mariani, accusato di imprudenza e “mala gestio” giungendo a chiedere prima il Commissariamento dell’ente e poi l’annullamento della sua nomina.