Autorità portuali: un terzo sono commissariate

Oltre un terzo dei porti italiani è commissariato, la legge 84/94 non ha prodotto i risultati sperati. Cagliari, Olbia-Porto Torres-Golfo Aranci (Sanciu), Palermo, Catania (Aiello), Ancona (Canepa), Napoli (Dassatti), La Spezia, Piombino: questi sono i nomi delle autorità portuali italiane sottoposte a commissariamento. La recentissima sentenza del Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi sulla legittimità della nomina del Presidente dell’Autorità portuale di Cagliari Piergiorgio Masidda, offre importanti spunti sui quali riflettere: si legge nel dispositivo della sentenza che ”l’illegittimità della designazione di Masidda è dovuta alla mancanza di un qualsiasi titolo di studio implicante il possesso di competenze anche genericamente raccordabili con la materia”.

Masidda, sebbene avesse una comprovata attività professionale, politica e parlamentare, non aveva sufficienti conoscenze riguardanti i settori dell’economia del mare e dei trasporti. Le esperienze alla presidenza della VIII Commissione Trasporti o di quella analoga presso la Provincia di Cagliari non deducono il possesso delle competenze intellettuali e professionali richieste ex lege: del resto Masidda svolgeva la professione di chilurgo plastico. La decadenza di Massidda potrebbe avere effetti diretti anche su Fedele Sanciu, ex presidente Pdl della Provincia di Olbia nominato commissario dell’Autorità portuale del Nord Sardegna: Sanciu ha all’attivo in campo marittimo una sola interrogazione parlamentare contro il caro-traghetti, la sottoscrizione di svariati disegni di legge in materia portuale e vanta in ambito scolastico una licenza di secondo grado inferiore.

Eppure la legge 84/94 parla molto chiaro: l’articolo 8 recita infatti che ”il presidente dell’AP è nominato nell’ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale designati rispettivamente da Comune, Provincia e CCIAA locale.

L’Autorità portuale di Brindisi rappresenta uno dei pochi casi in Italia nei quali sia stato eletto alla guida della  presidenza un esperto del settore dotato di comprovata qualificazione professionale. A Brindisi, però,  il presidente Hercules Haralambides, ha incassato in questi ultimi mesi uno strappo da parte della politica locale brindisina e non è riuscito ad ottenere l’approvazione del bilancio consuntivo relativo all’anno 2012 e la nomina fondamentale di un nuovo segretario generale.

La sottoposizione al Comitato portuale brindisino della proposta di nomina di Cosimo Casilli, ex parlamentare leccese e farmacista, a segretario generale forse potrebbe essere riletta alla luce della decisione del Consiglio di Stato su Masidda.

Un appello molto significativo è stato lanciato in queste ultime ore dal Presidente dell’Autorità portuale di Genova, Giuseppe Merlo, che parla della necessità di riformare tout court il sistema portuale italiano: “si deve trovare il coraggio di adottare in Parlamento una norma transitoria che cancelli Manfredonia, non istituisca Trapani e crei sistemi portuali integrati grazie alla fusione di alcune autorità portuali”.

Infine bisognerebbe trovare il coraggio di impedire che le autorità portuali italiane siano affidate a politici riciclati.

 

Stefano Carbonara