A che punto è la Riforma portuale?

ROMA – Poche settimane or sono, dinanzi al gotha di Cernobbio, Graziano Delrio l’aveva epitetata, senza troppi orpelli, “come una rottura di coglioni incredibile a causa del tema della governance”.

Come era lecito attendersi, la riforma portuale è stata tirata per la giacca non appena si è trattato di selezionare i presidenti (ed i segretari generali) delle quindici Autorità di sistema portuale. Ora, a distanza di due mesi dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 169/2016, la definitiva rosa dei candidati è stata sottoposta al vaglio degli interlocutori istituzionali, dall’Autorità dei Trasporti all’Anac (Autorità Anticorruzione) passando per le commissioni parlamentari competenti. Iniziano ad intravedersi, pertanto, le prime nomine.

Ravenna (Adsp Mare Adriatico Centro – Settentrionale) ha incoronato presidente il concittadino Daniele Rossi: cinquantacinque anni, laureato in giurisprudenza, è stato ai vertici dell’area finanza di Saipem (un anno fa si parlò di lui come papabile per l’incarico di ad) e di Eni Usa, quindi amministratore delegato della Rosetti e della rumena GSP Offshore. Ora è consigliere di amministrazione di Mgm Lines, azienda di trasporti marittimi, ed è impegnato nella logistica portuale in West Africa.

Dal settentrione al golfo blu di Napoli il passo è breve. Si conclude l’estenuante periodo di commissariamento dello scalo partenopeo con la nomina di Pietro Spirito alla guida dell’Adsp del Mare Tirreno – Meridionale (Napoli, Salerno, Castellamare di Stabia): cinquantaquattro anni, casertano di Maddaloni, è reduce dall’esperienza di dirigente nell’azienda di trasporto pubblico del Comune di Roma, l’Atac. In precedenza ha maturato ampia esperienza nel campo del trasporto merci ferroviario e nei porti, in particolare con Trenitalia, curando anche la logistica all’interno del porto di Genova.

Sarebbe invece una questione di poche ore nel caso di Taranto (Adsp del Mare Ionio), Ancona (Adsp del Mare Adriatico Centrale) e Trieste (Adsp del Mare Adriatico Orientale): sin dall’inizio dei lavori riformatori il dicastero è parso intenzionato, in uno spirito di continuità, a rinnovare l’incarico ai presidenti uscenti.

In Liguria, invece, largo a scelte di rottura per gli scali di Genova (Adsp del Mare Ligure Occidentale) e La Spezia (Adsp del Mare Ligure Orientale): si attendono le designazioni ufficiali, rispettivamente, di Paolo Emilio Signorini e Carla Roncallo, entrambi dirigenti regionali; il primo è segretario generale della Giunta e la seconda responsabile del Settore Progetti, Infrastrutture, Viabilità, Porti e Logistica.

Per quanto riguarda Livorno (Adsp del Mare Tirreno Settentrionale), sono in tre a contendersi la presidenza: Luca Becce, savonese, amministratore delegato di Tdt, il principale terminal contenitori dello scalo labronico (in mano al gruppo genovese di Luigi Negri, alleato di Piero Neri, e con i portuali soci di minoranza); Alberto Rossi, genovese, avvocato di fiducia di Msc; Luciano Guerrieri, piombinese, da oltre undici anni al timone del porto della sua città (dopo esserne stato sindaco per otto).

Restando sempre sul versante tirrenico, è imminente la nomina di Francesco Di Majo (Adsp del Mare Tirreno Centrale) a Civitavecchia: avvocato marittimista, consulente dello Studio Legale Watson, Farley & Williams di Roma, ha sbaragliato la concorrenza guidata da Pasqualino Monti per il quale, stanti le ultime indiscrezioni, potrebbero aprirsi le porte di un’Autorità meridionale.

Proprio sul Mezzogiorno si annidano, almeno per il momento, i principali interrogativi. In Sicilia, infatti, resterà vigente sino al 2019 il vecchio regime delle Autorità portuali in virtù dell’accoglimento dell’istanza di moratoria da parte del Consiglio dei Ministri. A Bari (Adsp del Mare Adriatico Meridionale) non dovrebbero esserci particolari ostacoli per la nomina dell’ex Presidente della Fiera del Levante Ugo Patroni Griffi mentre appare piuttosto sibillino il quadro delle nomine per Gioia Tauro nonché per gli scali sardi.

 

Stefano Carbonara