LA PROJECT REVIEW MIETE IL RACCORDO DI ANCONA

ANCONA – Il porto di Ancona, almeno per il momento, non avrà il suo raccordo autostradale: il famigerato progetto, denominato “Uscita a Ovest” e costato oltre tredici anni tra progettazione e investimenti, è stato cassato dal Ministero dei Trasporti.
L’annuncio è stato ufficializzato a latere di un incontro avvenuto tra il Ministro Graziano Delrio ed il primo cittadino dorico Valeria Marcinelli: “a seguito della presentazione del progetto definitivo del collegamento viario tra il Porto di Ancona e la grande viabilità (A14 e SS16)  da parte della Società di Progetto Passante Dorico, che si era aggiudicata nel 2008 la concessione di costruzione e gestione dell’opera attraverso procedura di gara con istituto di Project Financing, il Ministero ha proceduto alla valutazione degli atti progettuali corredati della proposta di Piano Economico Finanziario.

Nel corso dell’istruttoria sono stati richiesti alla Società adeguamenti alle ipotesi progettuali e agli elementi del Piano Economico Finanziario tali da consentire l’ottemperanza alle prescrizioni del CIPE sul progetto. In conseguenza dei rilievi riscontrati e del mancato accoglimento dalla Società concessionaria delle richieste del Ministero si è proceduto a bocciare il Progetto Definitivo e l’annesso Piano Economico Finanziario”.

La cassazione del raccordo autostradale, tredici chilometri di asfalto tra la grande viabilità e le banchine portuali doriche, fa da prodromo al nuovo regime normativo in tema di appalti, l’arcinota “Project Review” (art. 202, D.Lgs. n. 50/2016): sulla base delle previsioni contenute sia nel “Piano generale dei trasporti e della logistica” che nell’imminente “Documento Pluriennale di Pianificazione (DPP)”, il Governo ha il potere di revisionare e revocare tutti quei progetti, già inseriti nelle precedenti pianificazioni, non più in sintonia né con l’interesse pubblico che con l’opportuna fattibilità economico-finanziaria.

Ebbene, il piano economico-finanziario presentato da “Passante Dorico spa”, è stato bollato come “non sostenibile” dal MIT: prevedeva, difatti, una corposa contribuzione pubblica pari a circa 170 milioni su oltre 480 milioni di euro d’investimento complessivo. Inizialmente la Passante Dorico aveva stimato, forse fin troppo fiduciosamente, che l’investimento sarebbe stato totalmente compensato dai pedaggi generati lungo la gestione trentennale dell’opera. I costanti mutamenti di mercato (nei primi dieci mesi del 2016, sono transitati 944.344 passeggeri dallo scalo dorico ndr.) di quest’ultimo lustro hanno poi convinto il concessionario a bussare ai palazzi romani. Soltanto pochi mesi or sono, il Vice Ministro Riccardo Nencini aveva ribadito la volontà di portare a termine la grande opera, con tempi di realizzazione stimati in 6 anni, tra progettazione esecutiva e cantierizzazione dei lavori.

In seguito all’annuncio del Ministero, non si sono fatte attendere consuete reazioni di campanile. Il presidente di Confindustria Ancona, Claudio Schiavoni, parla di “sconfitta per Ancona e per tutte le Marche” ritenendo come l’epilogo del raccordo autostradale costituisca “l’ennesimo episodio tipicamente italiano, dove la mano destra non sa quello che fa la sinistra”. “Eppure – continua Schiavoni – lo stesso Ministero ha inserito Ancona tra le quindici Autorità portuali sopravvissute alla riforma dei porti, ma non si può pretendere di avere un sistema portuale competitivo senza un raccordo viario efficiente e moderno, senza contare i vantaggi di impatto ambientale che si avrebbero decongestionando l’attuale viabilità”.

D’altro canto, il Ministero continua a ritenere utile la realizzazione di un addentellato tra la grande viabilità stradale e lo scalo portuale di Ancona, segno tangibile che l’interruzione del progetto “Uscita a Ovest” non dipende da ragioni meramente concettuali e/o ideologiche. Il tema verrà affrontato attraverso il protocollo d’intesa “Lungomare Nord” da definire entro gennaio, alla presenza del ministro ad Ancona.

 

Stefano Carbonara