Può capitare di chiudere i porti?

ROMA – La possibilità di chiudere i porti alle navi Ong inizia a farsi “proposta” per il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Di fatto, già l’arrivo di una nave carica di migranti in un porto dell’Italia meridionale e della Sicilia in particolare, se vuoi organizzare al meglio un’accoglienza degna di umanità, crea dei seri problemi alle attività portuali e alla sicurezza marittima delle infrastrutture, con perdite economiche non sempre sostenibili. In questi ultimi due giorni, sono sbarcati 13.500 migranti nei porti della Sicilia e di Lampedusa e la pressione sulle coste italiane si fa sempre più dura.

Di fatto è in atto un “corridoio umanitario” galleggiante nel Mediterraneo che si estende solo e comunque fino ai porti italiani. Tutte le forze politiche di opposizione al Governo Gentiloni si chiedono solo il perché? Malta, Spagna, Francia, Dalmazia, Marocco Tunisia, e altre regioni sono escluse, visto che le navi soccorritrici non sono militari, perche? “Vorrei che una nave, una soltanto, si dirigesse in un altro porto europeo – aveva detto Minniti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso 4 giugno – certo non risolverebbe i nostri problemi ma sarebbe il segnale di un impegno solidale dell’Europa”.

E allora, un’Europa che è capace solo di emettere sanzioni e di creare con il suo legiferare tanta e tanta burocrazia non sarà certo solidale proprio in questi mesi di campagna elettorale in corso in Germania e conclusa in Francia? La proposta di chiudere i porti alle navi umanitarie che trasportano migranti dalla Libia alla Sicilia inizia a essere valutata come fattibile da parte del ministro Minniti. Ancora non si conoscono le modalità operative di una simile proposta e che dovrebbe interessare più Istituzioni e Autorità. Non sappiamo se sia una minaccia nei confronti dell’Ue o se si stia pensando più a dover fronteggiare un’emergenza, divenuta un “esodo biblico”. Certamente, in questi giorni, l’Italia, e di conseguenza l’Ue, sta registrando due fasi distinte e separate di questo fenomeno: il soccorso è una prima fase ed è cosa giusta; dovrebbe interessare tutte le navi in transito e i porti di tutti gli Stati mediterranei.

Poi viene la seconda fase, quella dell’accoglienza che dovrebbe interessare in primis l’Europa solidale. Sappiamo tutti che il soccorso in mare è obbligatorio (artt. 1113 e 1158 Cod. Nav.) ed un comandante che omette di soccorrere  è punito con pene fino a otto anni di reclusione. Come pure crediamo che il ministro non possa effettivamente chiudere i porti alle navi Ong, perché contro il diritto internazionale e che comunque non fermerebbe le partenze dei migranti dalla Libia. Le navi delle Organizzazioni non governative si finanziano con donazioni volontarie e quelle italiane con il cinque per mille; in questo periodo nel Mediterraneo stazionano tredici navi di nove Ong europee.  Lo scontro sui salvataggi nel Mediterraneo sta interessando in questi ultimi giorni il dibattito politico italiano.

 

Abele Carruezzo