Dal porto di Trieste la sfida dell’economia circolare

TRIESTE – Trieste raccoglie la sfida dell’economia circolare del mare. “E’ l’ora dell’innovazione”, ha detto il Presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale Zeno D’Agostino. “Il porto di Trieste e la città sono circondati dalla più grande concentrazione di cervelli a livello mondiale. Una simile realtà non può essere scollegata dalla portualità ed è scandaloso non aver messo in precedenza questi cervelli a disposizione del territorio”.

D’Agostino ha parlato durante il convegno “Innovazione e competitività delle città portuali: l’economia circolare”, organizzato da Autorità portuale di Trieste e Area Science Park, in collaborazione con Intesa San Paolo. Durante il dibattito, moderato dalla giornalista Monica Busetto, è stata sottolineata la crescita dei traffici nel Mediterraneo e la necessaria attenzione rispetto alla sostenibilità dell’impatto che ciò avrà su ambiente e risorse naturali.

Il direttore generale di Studi ricerche Mezzogiorno (Srm), Massimo Deandreis, ha motivato la strategicità del “lago Mediterraneo” con “la crescita dell’economia dei paesi di Nord Africa e Medioriente, l’aumento dei traffici del Canale di Suez e le ricadute dell’iniziativa cinese One Belt One Road. Uno scenario con ovvie ricadute anche sul porto di Trieste”, ha concluso.

Nel corso della relazione è stato ricordato che Trieste è il primo porto italiano ad avere ottenuto nel 2016 la certificazione ambientale: risultato di rilievo per un porto che copre metà del tonnellaggio merci dell’Alto Adriatico e tre quarti delle rinfuse liquide, grazie al petrolio. Trieste movimenta inoltre 90 milioni di tonnellate con il ro-ro: un quinto del totale italiano. Per D’Agostino, “la competizione si vince facendo cose che gli altri non fanno. L’Autorità vuole creare le precondizioni per determinare un certo tipo di futuro.

Ci sono aree da recuperare e sul Carso i cervelli, mentre il mare porta opportunità. È necessario un cambio di mentalità: il porto che cambia ma continuerà a produrre profitto”.
Massimiano Tellini, responsabile del Circular Economy Project di Intesa Sanpaolo, ha evidenziato la necessità di introdurre “nuovi concetti di business per separare lo sviluppo economico dallo sfruttamento delle risorse naturali: questo significa economia circolare, una sfida collettiva e strategica di transizione, che può offrire nuove opportunità di business”.