ACCORDO BANCO DI NAPOLI-AUTORITA’ DI SISTEMA PORTUALE DEL MAR IONIO PER LE ZES

TARANTO – Il fenomeno delle Free Zone, ha registrato un trend in continua crescita, che non si è arrestato durante il periodo della globalizzazione, né nel corso della crisi finanziaria mondiale degli anni scorsi. In Italia sono state istituite con Legge 123/2017 e solamente le regioni del Mezzogiorno possono presentare proposta di Zes ubicate solo dove siano presenti aree portuali.

La legge prevede una politica di sviluppo istituzionale fondata su aree ben individuate dove strategicamente si pone il “Porto al centro” dell’economia, vale a dire insediamenti imprenditoriali, incentivi e risorse finanziarie tutte finalizzate a far crescere l’infrastruttura marittima ed il sistema di imprese che ruotano intorno ad essa.

Su queste prospettive Banco di Napoli e Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio hanno oggi firmato e presentato un accordo per assistere finanziariamente le imprese assegnatarie di appalti per le opere Portuali mediante l’anticipazione dei crediti certificati e gli altri supporti finanziari correlati all’impianto dei cantieri. L’accordo inoltre prevede soluzioni di consulenza, anche attraverso i desk specializzati del gruppo Intesa Sanpaolo, alle imprese che si candideranno quali investitori nelle Zone Economiche Speciali, per la elaborazione dei piani di investimento e della finanza di progetto necessarie.

L’accordo consentirà una relazione di lungo periodo e di stretta collaborazione con le ADSP per sostenere le imprese che attorno ai sistemi portuali realizzeranno lavori di riqualificazione e potenziamento, nuovi insediamenti con nuovi posti di lavoro, crescita dei sistemi logistici a beneficio dei settori economici circostanti. L’obiettivo è sostenere la mission delle nuove ADSP del Mezzogiorno perché garantiscano al sistema manifatturiero del Meridione nuove e potenziate capacità di intercettare flussi commerciali internazionali, ampliando così i mercati di sbocco dei prodotti e delle eccellenze territoriali per trattenere nel PIL del Mezzogiorno quanto più valore aggiunto possibile. Per questi accordi il Banco di Napoli mette a disposizione un plafond di 1,5 miliardi di euro.

Alla presentazione dell’accordo sono intervenuti, Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, Vincenzo Cesareo, presidente Confindustria Taranto, Francesco Guido, direttore generale Banco di Napoli e direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Sergio Prete, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Alessandro Panaro, responsabile “Maritime & Mediterranean Economy” SRM, Gianluigi Venturini, direttore commerciale imprese Intesa Sanpaolo.

Sergio Prete, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio: “La Zes è uno degli elementi strategici che contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio logistico e infrastrutturale del porto di Taranto, che beneficia ora di una concreta opportunità di riconnettersi al mondo imprenditoriale del territorio e in generale alla comunità di business nazionale e internazionale. L’Accordo siglato oggi con il Banco di Napoli rappresenta un fattore abilitante che aumenta l’attrattività della nostra Zes e una ulteriore opportunità per le imprese (esistenti o di nuovo insediamento) che decideranno di investire nel nostro territorio”.

Francesco Guido direttore generale del Banco di Napoli e direttore regionale Intesa Sanpaolo: “Il valore delle ZES va oltre i forti benefici fiscali e le procedure semplificate di cui possono godere gli investimenti realizzati al loro interno. Devono infatti essere punto di sviluppo e di aggregazione delle imprese del territorio votate all’export. E’ importante, affinché siano strumento di effettivo valore, che le ZES siano punto nodale del sistema produttivo e che siano capaci anche di sollecitare una rinnovata attenzione alle esigenze di sviluppo formativo degli imprenditori così come di attrarre chi fa e produce innovazione.

Il Banco di Napoli ha raggiunto un importante accordo con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, non solo per garantire alle ZES tutto il supporto finanziario di cui hanno bisogno le imprese per realizzare i loro investimenti, siano essi infrastrutturali che imprenditoriali, ma anche per offrire, ad esempio, percorsi di alta formazione su management, internazionalizzazione e digitalizzazione così come un terreno condiviso tra queste e gli Hub dell’innovazione che abbiamo voluto a Napoli con la Federico II e a Bari con il Politecnico. Il Banco di Napoli, che mette a disposizione un plafond di un 1,5 miliardi di euro, ritiene che le ZES possano diventare autentiche aree di eccellenza e motori di sviluppo sostenibile dell’economia del Mezzogiorno”.

Nel 1997 il numero di Zes era pari a circa 845 in 93 Paesi, tale valore è salito a circa 4.000 e coinvolge circa 135 Paesi. L’impatto economico totale generato ammonta a oltre 68,4 milioni di lavoratori diretti e un valore aggiunto generato, derivante dagli scambi, di poco più di 850 miliardi di dollari. Secondo autorevoli stime, nelle Free Zone andrebbe a concentrarsi, con il passare del tempo, il 40% circa del totale dell’export di un Paese.In Europa esistono diversi casi di free zone a diversi livelli di operatività (più che altro si tratta di punti franchi individuati all’interno di aree portuali); se ne contano ad esempio 10 in Danimarca, 8 in Germania, 3 in Grecia, 5 in Spagna (tra cui la famosa ZAL-Zona ad Attività Logistica di Barcellona). In Italia vi sono 4 Zone Franche, Trieste, Venezia, Gioia Tauro e Taranto. Uno dei casi più famosi in Europa è rappresentato dalle 14 free zone della Polonia che hanno creato quasi 300mila nuovi posti di lavoro.

Zona Franca famosa in Italia è il Porto Franco di Trieste che fa capo all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale, dove le aziende possono beneficiare di una serie di incentivi di tipi doganale, fiscale e di tipo amministrativo che rendono particolarmente conveniente investire nell’area o depositarvi le proprie merci; ciò oltre alla presenza di un porto che mette a disposizione infrastrutture marittime, logistiche ed intermodali a sostegno delle imprese stesse.

Le imprese che investiranno nelle Zes in Italia potranno avere: procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture; credito di imposta in relazione agli investimenti effettuati pari al 50% per ogni progetto di investimento. Le aziende dovranno però mantenere l’attività nella Zes per almeno 7 anni.

Fondamentale sarà il supporto degli enti pubblici territoriali e locali che dovranno contribuire a snellire in modo importante gli adempimenti burocratici ed amministrativi per le imprese. Importante anche la connessione tra le iniziative imprenditoriali ed il porto; le Zes sono ideate per favorire l’attrazione di investimenti che mettano a sinergia la logistica con il sistema manifatturiero. Diventerà importante la presentazione da parte degli organi preposti a gestire la Zes di un Piano di Sviluppo Strategico che preveda le aree interessate, gli incentivi ed i settori da agevolare. Le risorse finanziarie pubbliche complessivamente messe a disposizione ad ora ammontano a poco più di 200 milioni di euro.