La nautica da diporto deve crescere

Questo è il periodo durante il quale riprendono i talk dedicati al settore nei vari “saloni” della nautica da diporto sparsi per tutta Italia. Ma questi momenti espositivi sono importanti per chi? Organizzatori di eventi, società di leasing, assicuratori, banche, marina, città di mare e sempre meno per cantieri, concessionari di barche e motori, società di servizi nautici e sempre, sempre, sempre meno per i diportisti! La maggior parte delle persone che hanno una barca, immatricolata o no, va per mare per la passione del mare e non per la voglia di essere parte di un qualcosa di esclusivo, per sentirsi “in”.

Oggi si assiste ad una trasformazione del concetto di “nautica” votato sempre più verso orizzonti del business finanziario, dove i marina sono delle location per attrarre denari senza gli essenziali servizi tecnico-nautici. Al contrario, diventa essenziale per i clienti, armatori o più semplicemente per gli amanti del mare, fornire nuove motivazioni a sostegno della nautica e mettere sempre più il diportista al centro del modello di business, cercando di cambiare le attuali strategie di sviluppo territoriale. In questo periodo di crisi, il proprietario di una barca, piccola o media che sia, è impegnato in proprio ad essere il gestore di una manutenzione conservativa del capitale-barca; sono poi questi i veri diportisti, quelli che amano il mare per tutto l’anno.

Durante queste ristrettezze legislative, burocratiche ed economiche, questi piccoli diportisti hanno messo in moto relazioni economiche con i piccoli cantieri per la manutenzione, riparazioni, assistenza, aziende di subfornitura nautica, motoristica ed accessori, facendo girare “moneta”. Ed allora, perché non riprendere dalla nautica delle piccole imbarcazioni e dedicare servizi ed agevolazioni a questo segmento della filiera per rimontare la crescita; anche perché questo è il settore (natanti, barche non immatricolate e quelle immatricolate volontariamente) meno colpito dalle novità “montiane” della tassa di stazionamento, redditometro e relativi controlli fiscali. Occorre denunciare l’irrigidimento di alcune marina, come dei porticcioli, dove trovare dei posti barca sta diventando una impresa ; e se in altre località lo si trova facilmente i costi sono assurdi e le tante richieste di abbonamenti a servizi sono illogici; con la presunzione che un posto barca è uguale a tutte le latitudini; semmai la differenza la fa proprio il territorio provinciale costiero in cui è locato il marina.

Conseguenza che il mercato del numero dei clienti (oggi più esigenti e prudenti) si sta contraendo, i prezzi stanno aumentando ovunque ed in più si vende poco barca e servizi.  In un mercato competitivo, dove l’offerta è alta e i consumi sono in calo, per contrastare la tendenza è necessario dare al consumatore finale qualità riconoscibile e  rapporto costi/benefici chiaro e rispondente alle esigenze. Occorre iniziare dal porticciolo, dal marina; prendere esempio dai porti mercantili: per competere servono più servizi tecnico-nautici e riduzione del costo degli ormeggi; il tutto  per aumentare i posti barca delle piccole imbarcazioni, più filiera nautica legata al turismo nautico senza perdere gli itinerari già acquisiti, guardando al futuro di una nautica intrisa di passione per il mare.

 

Abele Carruezzo