Fincantieri: Romani chiede piano condiviso

Fino a quando non ci saranno ipotesi di riconversione e ristrutturazione condivise, nessun cantiere verrà chiuso.  Lo ha chiarito il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, tornando così a fornire rassicurazioni sulla vicenda di Fincantieri in una giornata segnata da nuovi scioperi e proteste contro il piano industriale a base di esuberi e chiusure. Un piano che Federmeccanica, ricalcando le parole dell’ad di Fincantieri, definisce “duro ma necessario”. Intanto si attende l’incontro di domani tra i sindacati e il vice presidente della Commissione europea  Antonio Tajani che ha assicurato che l’esecutivo Ue “farà tutto ciò che si può fare”.

Il ministro Romani, che già ieri aveva escluso la chiusura di Sestri Ponente perchè c’è un accordo di programma che prevede 300 milioni di investimento, oggi ha fornito nuove rassicurazioni: “c’è la necessità di trovare delle ipotesi di riconversione e di ristrutturazione condivise. Sino a quel momento i cantieri non si chiudono”. Romani, che ha convocato per il 3 giugno azienda e sindacati, ha anche indicato la necessità di salvaguardare la filiera produttiva della cantieristica italiana e “puntare sulla competitività dell’azienda per recuperare quote di mercato perdute e salvaguardare la manodopera”. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha quindi aggiunto che ci sono i margini per aprire una trattativa: il piano, ha detto, “deve essere negoziato e discusso”. Ma la disponibilità a trattare, ribadita ieri anche dall’azienda, non ha evitato il proseguire delle proteste nei cantieri più a rischio.

I lavoratori di Castellammare hanno occupato la stazione di Pompei e si sono recati a pregare davanti al santuario della città. A Genova invece insieme agli operai si sono oggi mobilitati anche i commercianti a difesa dei cantieri di Sestri Ponente e Riva Trigoso. A Sestri i lavoratori hanno scioperato per due ore e replicheranno anche domani, come faranno per un’ora anche tutte le aziende cittadine in segno di solidarietà. Intanto, in attesa di conoscere domani dalla commissione Ue gli strumenti che l’Europa è pronta a mettere in campo per Fincantieri (Tajani ne ha indicati tre: la strategia comunitaria per la cantieristica 2015, il fondo per il turismo e il fondo sociale europeo), i sindacati tornano a ribadire la propria contrarietà al piano. “Il sindacato non è disposto a sentirsi dire che chiudiamo i siti”, ha detto il leader della Cisl Raffaele Bonanni.

Per la Cgil il piano va corretto radicalmente perchè non si può guardare al futuro della cantieristica partendo dagli esuberi e dalla chiusura dei siti. La Uilm si aspetta un atto di forte responsabilità da parte dell’azienda. Mentre l’Ugl si augura risposte dalla trattativa, che tuttavia parte troppo tardi. Anche i partiti di opposizione, considerate le tensioni nei cantieri, insistono nel chiedere che il tavolo con Romani venga anticipato.

Salvatore Carruezzo