Fincantieri: dal Governo risposte concrete per un settore strategico per il Paese

La crisi industriale che da 5 anni sta colpendo il sistema industriale italiano impone scelte decise e radicali per cercare di invertire il trend negativo e per rilanciare il settore manifatturiero che, da solo, rappresenta il 22% del nostro Prodotto Interno Lordo. Il nostro sistema industriale è, quindi, il 2° apparato produttivo europeo, dietro alla Germania ed è il 5° al Mondo: un dato importante che ci deve fare riflettere.

Non è quindi più rinviabile, da parte del Governo, la definizione di una politica industriale che, attraverso adeguati investimenti pubblici, sia in grado di dare impulso anche ad appropriati investimenti privati in tutto il sistema produttivo, favorendo la sua capacità competitiva e difendendo le quote di mercato, in un contesto difficile, caratterizzato da una pesante fase recessiva.

Nell’ambito dei settori industriali, la cantieristica italiana, grazie anche alla sua dimensione duale civile/militare, rappresenta uno dei punti di forza del sistema produttivo nazionale: un settore che, già da anni, è stato giudicato determinante per lo sviluppo dei territori e per le importanti sinergie che, attorno alla cantieristica, si possono sviluppare.

La tenuta dimostrata, in una sfida globale, divenuta sempre più difficile a seguito del consolidamento dell’industria del Far Est (Giappone, Corea, Cina) pone la nostra industria navale in cima ai settori produttivi su cui puntare maggiormente per affrontare la feroce competizione.

Per questo, riteniamo che, se si vuole difendere e incrementare tale patrimonio, esso non vada lasciato a se stesso ma, anzi, vada tutelato e consolidato con scelte strategiche di prospettiva. E’ necessario che il continuo richiamo da parte del Governo al valore strategico della cantieristica, trovi il suo momento concreto di applicazione.

Da tempo assistiamo a dichiarazioni di principio che, non essendo accompagnate da alcuna politica di sostegno rivolta all’investimento produttivo, all’innovazione, alla ricerca, alle infrastrutture, non possono essere più silentemente tollerate. Nell’ambito delle realtà che costituiscono il settore, la vicenda di Fincantieri e’ stata e continua ad essere emblematica.

La disattenzione dei passati governi rispetto alla situazione di questo grande gruppo pubblico ha scaricato  per intero sui lavoratori, sulle OO.SS. e sull’azienda l’onere e la responsabilità di trovare le soluzioni adeguate per affrontare la più grave crisi che la cantieristica mondiale abbia mai subito e per difendere la capacità produttiva e strategica che rappresenta.

A causa del perdurante scarico di lavoro nel settore civile, e del crescente scarico nel settore militare, tali soluzioni stanno tuttora pesando e peseranno a lungo sulla condizione dei lavoratori e sulle potenzialità del Gruppo, rischiando di non essere comunque sufficienti a garantire prospettive certe per il futuro di tutti i siti e per tutte le persone che vi lavorano.

In particolare, inoltre, in Fincantieri come in tutte le altre aziende del settore, si verifica un ricorso molto intenso all’appalto delle attività produttive, tale pratica sta determinando il coinvolgimento anche di ditte nelle quali i lavoratori sono sottoposti a condizioni fortemente penalizzanti.

Le OO.SS ritengono che questo fenomeno vada regolamentato in maniera precisa anche nell’ambito della definizione di specifiche politiche industriali di settore: tutti gli addetti del settore, devono poter godere degli stessi diritti ed usufruire delle stesse protezioni in termini di ammortizzatori sociali, senza escludere il ricorso ai Contratti di Solidarietà, condizioni che oggi, nel settore, non sono garantite.

Gli sforzi fatti in Fincantieri, come in tutto il settore, necessitano pertanto di un adeguato intervento politico, per consolidare e rilanciare un comparto industriale che rappresenta, da secoli, uno dei grandi orgogli nazionali: oggi c’è gran bisogno di fatti concreti e non di chiacchiere!

È necessario quindi un impegno serio e forte da parte del Governo, che deve essere coerente e conseguente alle dichiarazioni fatte, promuovendo la necessaria diversificazione produttiva nel settore e incentivando la sostituzione del naviglio obsoleto, inefficiente e inquinante, a partire dal piano di efficientamento presentato dalla Marina Militare Italiana.

Esso rappresenta una grande opportunità per salvaguardare il ruolo della Marina e un’occasione imperdibile per consolidare e rafforzare la cantieristica nazionale. L’obiettivo di rinnovare una obsoleta flotta navale italiana, consentirebbe di concentrare investimenti nei settori a fortissimo ritorno occupazionale, di garantire allo Stato un sufficiente ritorno finanziario dell’investimento, di rilanciare, in tale logica, gli investimenti alla ricerca ed alla innovazione.

Potrebbe soprattutto garantire, per i lavoratori del settore navale, una prospettiva certa di uscita dalla spirale della cassa integrazione e di ritorno ad una piena e duratura occupazione. Privilegiare il valore della cantieristica nel sistema della Difesa italiana, non significa, penalizzare altre aree di ricerca e di settore della Difesa: infatti gli investimenti nella cantieristica militare, coprono per circa il 50%, l’elettronica, i sistemi di difesa, il sistema missilistico, ed altre componenti, quali, ad esempio, l’elicotteristica. L’importanza di questa opzione viene sottolineata dal fatto che queste risorse una volta impegnate, per circa il 90% resterebbero in Italia, senza andare a favorire investimenti esteri che peggiorerebbero la nostra bilancia commerciale.

Non è secondario l’importante ritorno finanziario dovuto al maggior gettito fiscale diretto e indiretto, a cui va aggiunto il cospicuo risparmio dei costi degli ammortizzatori sociali. La cantieristica è il settore industriale con il più alto moltiplicatore occupazionale, che infatti lo colloca ad essere il primo settore con il più alto grado di assorbimento di manodopera. Investire nella cantieristica militare, significa sostenere anche l’esistenza della cantieristica civile, considerato l’inscindibile valore sinergico dei due settori industriali.

L’uscita dalla crisi, il rilancio del manifatturiero, la tenuta sociale passano attraverso la capacità di orientare le scelte di politica industriale in direzione del progresso tecnologico, dello sviluppo e della crescita della base occupazionale, anche valorizzando gli investimenti nell’ambito della sicurezza nazionale.

Per queste ragioni, le scriventi OO.SS richiedono al Governo che venga urgentemente riattivato il tavolo del settore della navalmeccanica e che venga rapidamente convocata una riunione con tutti i soggetti interessati. In assenza di segnali tangibili da parte del Governo che siano in grado di dare una risposta chiara e inequivocabile a questa sfida, il Sindacato, non esiterà a lanciare una forte fase di sensibilizzazione, con iniziative anche di lotta, a difesa dell’integrità strutturale ed occupazionale dell’intero settore produttivo, a partire dal Gruppo Fincantieri.

La consapevolezza che privilegiando la cantieristica si preservi l’industrializzazione in territori ad alto disagio sociale, ne aumenta la valenza e la necessità, ma la mancanza di seri impegni, per le medesime ragioni, può determinarne una seria minaccia con conseguenze sociali devastanti.