Il lavoro usurante dei marittimi

Per il Governo italiano è ormai chiaro quali sono i lavori usuranti; l’iter legislativo iniziato nel 2008 sta prendendo forma e sostanza ed il panorama lavorativo e previdenziale degli italiani cambierà; però le commissioni Lavoro e Bilancio dovranno sciogliere alcuni nodi, come per esempio se basteranno 64 notti lavorate per poter accedere alla categoria usurante, oppure questo tetto minimo sarà innalzato. L’altro nodo riguarda le norme transitorie fino al 2017, in quanto il testo parla di 7 anni lavorati in usuranti su 10 totali lavorati, compreso l’ultimo anno e i sindacati lo escludono proprio perché è il più pesante. I sindacati chiedono che venga introdotta anche la categoria del lavoro marittimo, al momento non riconosciuta come lavoro usurante, visto che i marittimi sono fondamentali per lo sviluppo e l’economia del Paese. Nel testo in esame sono inserite categorie di lavoratori che hanno stress di gran lunga inferiore ai marittimi che devono subire prolungate assenze dai propri cari e dalla propria casa; i marittimi  devono lavorare in ambienti spesso molto rumorosi, e in maniera continuativa. Poi in più, per i lavoratori marittimi si aggiunge il contatto con l’amianto per il quale “la legge riconosce benefici a lavoratori come gli ormeggiatori e i portuali che solo occasionalmente hanno contatto con l’amianto, mentre il marittimo che sta sempre a contatto con l’amianto è stato escluso dall’elenco”.

Abele Carruezzo