Convenzione di Basilea da rivedere

Sembra strano ma mentre si decide quali leggi applicare alle navi portate alla demolizione (relativamente ai rifiuti prodotti da questa operazione), il mese scorso in un meeting a Cartagena de Indias, Colombia,  è stata firmata la Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento (Control of Transboundary Movements of Hazardous Wastes and Their Disposal).

Il nuovo quadro strategico per il 2012-2021 dovrebbe consentire alla Convenzione di Basilea di regolamentare i legami tra la gestione dei rifiuti e il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile.  Alcuni dei presenti si sono domandati se i rifiuti provenienti da demolizioni di navi potessero rientrare in tale convenzione.

Proprio perché l’Unione Europea, Giappone, Cina e Stati Uniti sono stati i sostenitori più  decisi della convenzione di Hong Kong, sul riciclaggio delle navi, adottata anche  dall’ International Maritime Organization (IMO) nel 2009;  mentre i Paesi in via di sviluppo, supportati da organizzazioni non governative, sono stati tra quelli che si sono espressi a favore della convenzione di Basilea. A quanto pare le due convenzioni non sono equivalenti in tutto, soprattutto per i rifiuti trattati; con grande meraviglia degli attivisti ambientalisti, che hanno a lungo sostenuto Basilea.

In teoria, si è detto a Cartagena, che l’esportazione di rifiuti pericolosi dai Paesi “ricchi” (soprattutto membri dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo –OCSE- ) verso i Paesi “poveri”, cioè “non-OCSE” sarà  proibita. Uno dei punti deboli per il trattato di Basilea è che questa convenzione è stata concepita a senso unico, basandosi sulla premessa che con il termine “rifiuti tossici”, potesse includere qualsiasi cosa, da rifiuti chimici a vecchi computer.

Questo significa, che se la Cina ricicla navi da rottamare in India o invia laptop (computer) indesiderati in Bangladesh, sempre per “riciclaggio”, le spedizioni tra questi paesi, non appartenenti all’OCSE, non sono soggetti a Basilea.

Gli esperti, invitati a considerare il problema, hanno concluso che la Convenzione di Basilea “ha bisogno di modernizzarsi per tenere il passo con il cambiamento di paradigma”: cioè che i paesi in via di sviluppo possiedono navi, computer e cellulari; hanno ribadito che i paesi firmatari dovrebbero prendere in considerazione, accanto ad una gestione ecologicamente corretta dei rifiuti pericolosi, la questione della gestione delle risorse attraverso un approccio sistemico del ciclo di vita, comprendendo la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Abele Carruezzo