Enrica Lexie: da incidente diplomatico bilaterale ad internazionale

E’ di appena poche ore addietro la notizia che l’India ha definito “allarmante” l’aumento degli attacchi di pirati al largo delle coste della Somalia e ha chiesto l’intervento della Comunità Internazionale e delle Nazioni Unite.

L’affermazione è stata data dall’ambasciatore indiano presso le Nazioni Unite, Hardeep Singh, durante una riunione speciale del Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York. Singh ha sostenuto la necessità di creare una forza navale anti pirateria sotto lo stemma (semmai coordinamento, ma non è chiaro) dell’Onu per debellare definitivamente il fenomeno della pirateria lungo le coste della Somalia; il diplomatico indiano ha ricordato, inoltre, che ancora 30 marinari indiani sono tenuti in ostaggio dai pirati somali e la loro condizione umana desta preoccupazione.

L’India è impegnata in pattugliamenti anti pirateria nel Golfo di Aden e presenzia anche le zone di mare ad est e nord-est del Mare Arabico. “Una contraddizione” diplomatica, se si pensa che il Governo di Delhi non riconosce il diritto internazionale (convenzioni IMO) ad una nave battente bandiera italiana, la petroliera “Enrica Lexie”, di navigare in acque internazionali e quindi, di fatto, non riconosce lo Stato italiano.

Lo ripetiamo: la presenza di un team di marò del Battaglione San Marco, a bordo di navi italiane, è azione militare; cioè il prolungamento dell’organizzazione della Marina Militare dello Stato italiano per salvaguardare il diritto ad esercitare la navigazione in acque internazionali dai fenomeni di pirateria. Ed allora, l’India  rispetti il diritto internazionale riconoscendo la giurisdizione italiana o si mettono a rischio le missioni di pace e di contrasto alla pirateria.

Proprio ieri, il Presidente Monti ha sottolineato al premier indiano, Manmohan  Singh, che il “presunto incidente” (dalle dinamiche poco note e chiare) dei due marò del Battaglione San Marco, arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala, impegnati in una operazione di antipirateria, è avvenuto in acque internazionali e perciò di la giurisdizione è “solo italiana”.

Ma il governo di New Delhi, al Consiglio Onu chiede cooperazione e immunità per una flotta comune, mentre ieri affermava di non riconoscere l’immunità ai militari impiegati a bordo di navi in missione anti pirateria Ue o della Nato; rivendicando che l’accordo “Vessel Protection Detachement” non si applica a livello globale e pertanto non costituisce base giuridica per l’India.

Si sta andando verso un “pregiudizio” per cui si dovranno riscrivere le Convenzioni e il diritto internazionale? Intanto il sito web della nostra Marina Militare è preso d’assalto e tutti scrivono sul book la richiesta di “liberi subito”.

Ed ancora, questa mattina da Bruxelles, su richiesta italiana, i contatti tra i diplomatici Ue in India e le Autorità  indiane sono stati avviati e sono ancora in corso; lo ha riferito l’ufficio di Catherine Ashtonè responsabile della politica estera dell’Unione europea.

Abele Carruezzo