TEN-T: bene comune o rivoluzione civica?

Da giorni siamo entrati in una campagna elettorale complessa e di difficile risultato per il governo della nostra Italia, già suddivisa in macro-regioni! Anche parlando di porti e di portualità può essere una view per confrontare i vari candidati, onorevoli e senatori, alle politiche di febbraio 2013 della provincia di Brindisi. Una provincia che si estende sul mare ed appartenente ad un sistema portuale, quello pugliese, rappresenta una vera piattaforma logistica nel Mediterraneo. Qui ci preme sottolineare una riflessione che potrebbe interessare tutti i nostri candidati se effettivamente hanno a cuore il futuro economico di un territorio.

Di recente, la Commissione europea ha stilato una proposta  di orientamenti per lo sviluppo della rete trans-europea dei trasporti, la TEN-T, in attesa di approvazione. Ebbene, questa proposta per lo sviluppo della rete si articola su due livelli: quello per una rete globale (comprehensive network) ed il livello per una rete centrale (core network). La rete globale dovrà essere completata entro il 2050 e comprende un insieme di reti ferroviaria, stradale, portuale, aeroportuale e di vie di navigazione interna a cui faranno parte le reti nazionali. Mentre la rete centrale, comprende il sottoinsieme della rete globale costituito dalle parti di maggiore importanza strategica per l’intera TEN-T da completarsi entro il 2030. Sembrano argomenti molto lontani dalla nostra campagna elettorale fatta di argomenti che rispecchiano solo target televisivi per l’audience.

Ma se l’Europa come concetto è importante per la “democrazia” futura degli Stati membri, allora occorrerà una dimensione culturale “meridiana”, abbandonando quella prettamente localistica delle macro-regioni, e conoscere prima se la Puglia appartiene al primo livello o al secondo della rete TEN-T.  L’altro argomento a cuore della Commissione europea è il nuovo concetto di “porto”, introdotto in quasi tutte le proposte esposte al Parlamento europeo ed al Consiglio. Nel definire il “porto” la Commissione inserisce alcuni elementi funzionali nella infrastruttura ferroviaria, vie navigabili interne, stradale, marittima, aerea e, infine, multimodale. Cioè, il nuovo porto è inteso come punto di entrata e uscita per l’infrastruttura a terra, appartenente alla rete globale e che debba soddisfare almeno uno dei criteri di volume traffico passeggeri o merci indicati (dalla Commissione) e una diversa-positiva attenzione per le cosiddette “autostrade del mare”.

Poi, i vari “corridoi” uniranno gli Stati membri interessati per definizione politica e non per mobilità flessibile e sostenibile; i soggetti attivi saranno i gestori dell’infrastruttura, e gli utenti quelli previsti e programmati. Stiamo andando verso una nuova definizione di “porto” che partecipa alla realizzazione coordinata dei corridoi (che sono le nuove rotte) attraverso nuove figure, i “coordinatori europei”. Coordinatori che faranno parte di una “new governance” per una piattaforma di corridoio capace di far rispettare termini e di guidare la realizzazione dell’infrastruttura. Un porto, un aeroporto, una rete ferroviaria che risponda alla UE nel rispetto di un piano di sviluppo del corridoio. Ed allora a quale “investiment plane” la Puglia appartiene? E Brindisi è un european port? Chi conosce le fonti giuste per i finanziamenti? Ma intanto la campagna elettorale va avanti.

 

Abele Carruezzo