Pirateria: Regolamento impiego guardie giurate a bordo di navi in vigore dal 13 aprile

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 29 marzo 2013, il  “Regolamento recante l’impiego di guardie giurate a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana, che transitano in acque internazionali a rischio pirateria” entrerà in vigore dal prossimo 13 aprile. Si tratta di undici articoli con cui si puntualizzano le modalità per l’acquisto, l’imbarco, lo sbarco, il porto, il trasporto e l’utilizzo delle armi e del relativo munizionamento, nonché i rapporti tra le guardie giurate e il comandante delle navi.

Vengono altresì stabiliti gli obblighi da rispettare e le qualifiche certificate da far acquisire agli operatori  per essere operativi a bordo di navi mercantili italiane. Regolamento che già dalla sua emanazione è stato contestato dagli operatori del settore e che non risolve in maniera condivisa il problema dei pirati. Infatti, i marinai-fucilieri del San Marco, da quando e’stato autorizzato il loro impiego, a fine 2011, hanno effettuato circa 160 missioni di protezione al naviglio italiano e al suo equipaggio, portando a zero nel 2012 il numero degli abbordaggi (solo nel 2011 in acque somale si erano avuti 11 attacchi a navi italiane, con tre sequestri riusciti).

Ma la vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre ha spinto alcuni esponenti politici a mettere in dubbio l’opportunità’ dell’impiego di personale militare in questo genere di servizi, considerato il rischio di nuove spinose crisi internazionali. Di fronte all’eventualità’ di sospendere gli accompagnamenti militari, il presidente di Confitarma, Paolo d’Amico, nei giorni scorsi, aveva dichiarato: la sospensione del servizio ”in assenza di una normativa che permetta l’impiego di personale di difesa privato, vorrebbe dire lasciare ”gli equipaggi e le navi inermi, senza alcuna difesa, di fronte all’azione dei pirati”.

Ora la normativa ed il regolamento è legge; ma secondo gli esperti del settore il regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 29 marzo scorso impedisce di fatto il ricorso al settore privato della sicurezza. Cioè, Confitarma denuncia il rischio che a proteggere le navi italiane non vadano ne’ i civili ne’ i militari. Sostanzialmente, si contesta il regolamento come un documento “burocratico” lontano da una visione più pratica dell’intero problema; come per esempio, l’armatore può ricorrere al servizio di guardie giurate private, solo nei casi in cui il Ministero della Difesa abbia reso noto l’impossibilità a fornire nuclei militari di protezione.

In pratica, la compagnia di navigazione non può stabilire un rapporto  di collaborazione continuativo con l’azienda privata di security e pianificare le rotte per la propria flotta. Le regole d’ingaggio sull’uso delle armi non sono definite a sufficienza e soprattutto un team di sicurezza rischia  per il suo operato trovandosi in molti casi senza copertura normativa circa l’espressione di “legittima difesa” definita troppo generica. Ed ancora, si parla di un “comodato d’uso” di armi dall’armatore al team, quando, a detta degli esperti, in Italia non esiste il comodato d’uso delle armi, proibendo il noleggio delle armi stesse.

Come pure, non sono chiare le procedure di imbarco e/o sbarco di armi quando una nave si trova nelle acque di Oman, o in Tanzania, o Arabia Saudita o in India senza accordi bilaterali con questi Stati. Così, appena ufficiale questo regolamento viene messo in discussione ed evidenzia una materia talmente complessa da gestire come dimostra il caso ancora non risolto dei due marò del San Marco. Una situazione “all’italiana”di un regolamento che sta creando problemi più difficili di quelli che dovrebbe risolvere.

 

Abele Carruezzo