Global Marine Trends 2030: il futuro dello shipping nel mondo

Lunedì, in contemporanea sia a Londra che a Singapore, il Lloyd Register ha comunicato che il settore marittimo del vecchio continente si appresta a vivere una crescita considerevole (dopo il 2013) nei prossimi anni e fino al 2030, unitamente ad un ruolo più incisivo rispetto alla Cina, con un aumento del commercio via mare stimato in 9 miliardi di tonnellate/anno. Il rapporto presentato ieri, il Global Marine Trends 2030,  preparato dal Lloyd’s Register’s Strategic Research Group, QinetiQ (agenzia impegnata nell’industria mondiale dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza in USA e nel UK), in collaborazione con la University of Strathclyde, oltre alle dovute cifre che riguardano il mercato, presenta una buona relazione/studio frutto di due anni di ricerca sul futuro delle industrie marittime.

Si prevede fino al 2030, anno di discontinuità, che la Cina sarà la quarta flotta mercantile mondiale per tonnellaggio navigante; la metà del petrolio trivellato in mare aperto interesserà acque sempre più profonde ed il numero delle piattaforme eoliche offshore crescerà del 100%. Questo comporterà una diminuzione del numero di navi cisterna, a favore delle portacontainer che supereranno di molto la capacità delle 7.600 teu e saranno più veloci. Il gruppo di studio del Global Marine Trends ha descritto il futuro per lo shipping mondiale legandolo alle relazioni evolutive generate da tre ambiti fondamentali e descritte in tre capitoli separati (Status Quo- Global Commons -Competing Nations): la crescita della popolazione, lo sviluppo economico e la domanda di risorse; questi fattori influenzeranno il commercio marittimo, il potere del mare ed i settori dell’energia off-shore. Oggi, una cosa è certa: il mondo continuerà per i prossimi venti anni la sua dinamica di crescita attuale con alcune espansioni in particolari regioni; vi sarà una forte preoccupazione per le limitate risorse primarie, per il degrado ambientale, al punto tale da incentivare il desiderio di un mondo più sostenibile in fase di sviluppo, accompagnato da una equità nella distribuzione della ricchezza.

Nel mondo politico, i governi dovranno trovare un terreno comune (strumenti di politica finanziaria ed economica) per accelerare la crescita, e si susseguiranno accordi  per garantire lo sviluppo sostenibile e le norme internazionali. Sull’altro versante, la competizione fra Stati sarà forte con tendenze ad agire nel proprio interesse nazionale, con un aumento probabile del protezionismo a fronte di una crescita economica più lenta. Richard Sadler, CEO Lloyd Register, nel suo comunicato di presentazione del rapporto, ha detto: “Ciò che colpisce è che anche nel più negativo degli scenari previsti, la crescita marittima è forte.” “Per coloro che cercano un futuro in un settore importante, devono considerare le relazioni di quello marittimo: se si vuole piena occupazione, con investimenti, bisogna comprendere che senza commercio marittimo, offshore di energia e di potenza navale, la geopolitica di domani sarà molto fragile e la qualità di vita precaria . Il mare e le sue industrie sono di vitale importanza per il nostro futuro globale “.

Salvo cambiamenti catastrofici, il rapporto conclude che il fattore Cina sarà ancora la grande storia nel 2030; la Cina, che consuma petrolio tre volte tanto quanto ne consuma il vecchio continente ed il 60% del carbone del mondo, sarà il mercato futuro per il commercio marittimo; mentre gli Stati Uniti, pur essendo il più grande consumatore di gas naturale, il rapporto li considera ancora una forte potenza navale e quella militare avrà ancora il dominio sugli oceani. Per non creare confusione, nel rapporto si parla potenza navale che è rappresentata da un indice: il Naval Power Index , cioè il numero rappresentativo di piattaforme in una determinata tipologia, l’equipaggio base, la capacità del sistema, la gamma delle armi primarie (testata e numero di massa) che è correlato per il 97% al PIL; questo NPI consente agli utenti di collegare oggettivamente il motore dell’economia e le questioni soggettive come la politica e la demografia, per suggerire la portata dei poteri navali nel 2030.

 

Abele Carruezzo