Dipietrangelo: “Porto di Brindisi non competitivo”

Il bilancio di poco meno di venti anni di Autorità Portuale è per la città di Brindisi sostanzialmente fallimentare. Sulla situazione attuale dei traffici influisce certamente l’andamento della crisi globale del trasporto marittimo, ma a differenza di altri scali anche meno dotati dal punto di vista delle banchine e delle infrastrutture, che con opportune iniziative di promozione fondata soprattutto sulla qualità dei servizi stanno segnando vari punti sul piano della ripresa e del rilancio (basti guardare alla vicina Bari), a Brindisi tutto è fermo. Una situazione insostenibile che sta arrecando danni alla città e alle attività legate all’economia del porto.

Fatta eccezione per le iniziative ed i collegamenti passeggeri e ro-ro  garantiti oramai da un solo operatore, pur importante come Grimaldi, e per la movimentazione del carbone e dei prodotti chimici legata alla presenza delle centrali termoelettriche, del petrolchimico e di un grande deposito di gpl, tutto il resto è stagnazione, progetti bloccati, finanziamenti perduti, liti giudiziarie, e – da quanto si è appreso dai mezzi di informazione – anche accertamenti da parte della Procura della Repubblica e della polizia giudiziaria.

Brindisi ha assistito pressoché impotente alle gestioni dei vari presidenti che si sono succeduti all’Autorità Portuale che tutto  hanno prodotto tranne  che nuove opportunità di crescita del porto e dell’occupazione. Gestioni autoreferenziali, all’insegna di una trasparenza condizionata:da tempo non vengono resi pubblici i dati dei traffici, non si conosce in quale misura e per quale spesa si faccia ricorso a consulenza esterne, e chi siano i soggetti chiamati a collaborare con l’ente; i rapporti tra Autorità portuale e molti operatori brindisini sono conflittuali; il porto non ha più competitività.

La situazione si è ulteriormente aggravata con la nomina, poi dichiarata illegittima dal Tar ed attualmente resa nuovamente e provvisoriamente  operativa da un provvedimento di sospensiva del Consiglio di Stato, del cittadino ellenico Iraklis Haralambidis. Il quale in questi  giorni attraverso una strana e ambigua procedura di selezione preme per la designazione a segretario generale dell’Autorità Portuale di un ingegnere barese, Manlio Guadagnolo, noto per la sua litigiosità e per i contenziosi attivati con l’Autorità Portuale del Levante, candidato a sindaco di Bari con un non bendefinito movimento e sulla cui ipotesi di nomina vi sono pareri negativi espressi anticipatamente dalla Regione Puglia,dal sindaco di Brindisi e dagli stessi operatori del porto.

Tutto questo sta determinando  un clima di forti preoccupazioni per la necessaria serenità e collaborazione per il buon funzionamento del porto. Il persistere di atteggiamenti arroganti accompagnati da millanterie e prepotenze e’ indicativo di quello che si sta preparando per il porto. Il suo rilancio richiede invece coinvolgimento e condivisione di tutti gli attori produttivi,sociali e istituzionali locale oltreché un coordinamento regionale dell’intero sistema portuale pugliese,così come sta avvenendo in altre regioni.
Premere per affermare una scelta che segnerebbe una frattura istituzionale con i poteri locali e la Regione, per non parlare dell’influenza che ciò avrebbe nei rapporti con l’Autorità del Levante, al cui presidente la persona che Haralambidis si appresta a proporre è stata opposta in contenziosi formali, vuol dire ignorare ancora una volta l’interesse della città di Brindisi, che così continuerebbe ad essere espropriata di ogni controllo sul destino della propria principale, storica risorsa: il porto.

Le prese di posizioni del capogruppo del Pd al consiglio regionale, di altri consiglieri regionali e comunali, dei tanti operatori portuali e quello qualificante del sindaco di Brindisi, sono indicativi di una prima e importante risposta alle arroganze di chi pretende di decidere per il porto di Brindisi senza confrontarsi e senza alcun rispetto delle volontà locali e regionali. Non bisogna consentire che si continui a utilizzare il porto di Brindisi in dispregio di tutto e di tutti. Va impedito che l’attuale precaria e provvisoria gestione del porto  determini altri disagi e danni al porto,alla sua economia e soprattutto al suo inserimento e alla sua valorizzazione nel contesto del mediterraneo.

È ora che Brindisi e i brindisini si riapproprino del loro porto,scongiurando definitivamente che interessi estranei alla città’ continuino a mortificarne identità e potenzialità. E’ ora che Brindisi, nelle diverse espressioni della sua società civile, del mondo del lavoro e delle istituzioni, reagisca ed impedisca questo nuovo atto di arroganza, e faccia sentire il proprio peso il 3 maggio data in cui il Comitato portuale sarà chiamato a decidere sulla indicazione del segretario generale dell’autorita’ portuale,preconfezionata e costruita senza il necessario consenso dal presidente  sub judice Iraklis Haralambidis.

La presidenza di LEFT Brindisi