UE: rete centrale est-ovest per merci/passeggeri e Autorità portuali di rilevanza europea

Con l’espressione “ce l’abbiamo fatta. La Ue annuncia più flessibilità per i bilanci” twittata stamane dal premier Letta, evidenzia tutti i sacrifici fatti dagli Italiani in questi ultimi anni. Mentre l’altra espressione di Josè Barroso “ Sì agli investimenti sulle infrastrutture per i Paesi virtuosi dell’UE” appare come un cambio di rotta nella politica europea che sta prestando più attenzione alle proposte dell’Italia rilevate dai vari ministri su più tavoli comunitari. Per il Ministro Lupi “autonomia finanziaria e amministrativa delle Autorità Portuali” non bastano a rilanciare il sistema portuale italiano.

Le azioni strategiche più importanti e urgenti sono: rilanciare il cluster marittimo, recuperare efficienza lungo l’intera catena logistica, attuare forme di “liberalizzazione e sburocratizzazione”, incoraggiare la nascita di un numero ristretto di soggetti forti (Autorità Portuali di rilevanza europea) per competere a livello internazionale, promuovere una strategia nazionale (e non ministeriale), rivedere gli standard di sicurezza. E aggiunge che per “migliorare la movimentazione delle merci e la sicurezza del trasporto” sarà necessario incoraggiare ed estendere la piattaforma telematica Uirnet ai porti e centri-merci e sostenere le autostrade del mare. Questo programma, molto impegnativo, (per la verità sempre lo stesso da venti anni a questa parte), di un “governo” delle grandi intese “a tempo”, e monco nella parte operativa perché non dice il “come” e “quando”, ha già dovuto fare i conti a livello europeo.  Il nostro ministro aveva visto chiaro: vi è un’Europa, in tema di trasporti, intermodalità e logistica, che non crede allo sviluppo delle regioni mediterranee poiché si sta pensando a linee d’intervento est-ovest.

Infatti, Lupi, intervenendo al Consiglio di Lussemburgo, giorni addietro, ha dichiarato: “Gli investimenti per le infrastrutture non vanno conteggiati nel computo del deficit perché devono rientrare tra gli investimenti produttivi previsti dalla ‘golden rule’” e ancora: “Gli investimenti sulle reti Ten dovrebbero essere fuori dai vincoli di Maastricht”. Questo per i Paesi dell’Europa mediterranea, come l’Italia, è importante per incoraggiare la crescita e non bisogna abbandonarsi a giudizi di merito sul sistema economico di un paese solo attraverso fasi di una recessione (spread +/-) che non sta avendo fine. In sostanza, il Ministro Lupi va dicendo ai partner europei che ridimensionare gli investimenti delle infrastrutture programmate con criteri almeno errati, avranno un impatto negativo. Si ritiene che nonostante i tagli al bilancio dell’UE (ultimi accordi), vi siano ancora le condizioni per realizzare la rete trasportistica secondo le linee guida TEN (Trans European Network) e le CEF (Connecting Europe Facilities).

Forse l’Europa inizia a prestare ascolto ai ministri italiani? Così è stato! E allora l’accordo raggiunto all’inizio di giugno 2013 che istituisce una “rete centrale di trasporto di merci e passeggeri” e che dovrebbe completarsi entro il 2030, per diventare la struttura-portante dei trasporti nel mercato unico, andrebbe, come minimo, bilanciato verso i paesi mediterranei dell’Ue e reso equo – sostenibile e rivisto i finanziamenti dei trasporti, da erogare tra il 2014 e il 2020. L’accordo – “ storico per creare una solida rete europea di trasporto in ventotto Stati membri” – come ha dichiarato Siim Kallas, Commissario europeo ai Trasporti – prevede che la nuova rete centrale TEN-T si appoggerà a una rete organica di collegamenti che la alimenterà a livello regionale e nazionale e che sarà finanziata principalmente dagli Stati membri, con la possibilità, in alcuni casi, di attingere a fondi comunitari della politica dei trasporti e della politica regionale, anche mediante nuovi strumenti innovativi di finanziamento.

In sostanza, l’obiettivo principale è quello di garantire che progressivamente, entro il 2050, la grande maggioranza dei cittadini e delle imprese d’Europa non debba impiegare più di trenta minuti per raggiungere la rete centrale. Sogno o speranze note a tutti: collegare l’Europa orientale e occidentale, sostituendo l’attuale groviglio di connessioni con una rete autenticamente europea è un dovere di tutta la Comunità, senza dimenticare gli altri grovigli dell’Europa mediterranea se si vuole crescere e prosperare. Oggi, con l’annuncio di Barroso da Strasburgo, la Commissione Ue consentirà deviazioni temporanee dal raggiungimento dell’obiettivo di medio termine per investimenti pubblici produttivi nei settori della politica di “coesione, delle reti trans-europee e del programma Connecting Europe”. Le speranze di poter recuperare Grecia, Portogallo e Spagna.

 

Abele Carruezzo