Dialogo Sociale nel Settore Portuale

La Commissione Europea, consapevole delle potenzialità del settore portuale, già lo scorso 23 maggio 2013 aveva presentato al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta legislativa volta a modernizzare i servizi portuali e ad attrarre investimenti nei porti dell’UE. Così, l’Europa dell’euro, della politica mancata, delle numerose organizzazioni delle istituzioni private e non, ma della “burocrazia” efficiente/efficace genera un altro comitato.

Ultimamente, si è svolta a Bruxelles la prima riunione del Comitato per il Dialogo Sociale nel Settore Portuale; un organismo composto di rappresentanze dell’Organizzazione europea dei porti marittimi cui fanno parte la Federazione Europea degli operatori portuali privati (European Federation of private port terminal operators), la Federazione Europea dei lavoratori dei trasporti e l’International Dockers Coordination Europe che rappresenta i lavoratori portuali nei porti europei. Nel manifesto di presentazione si legge che l’obiettivo del comitato e quello di affrontare, con gli strumenti del “dialogo sociale” le sfide che il settore portuale dovrà affrontare nel prossimo futuro.

Si è convinti che per i prossimi 15-20 anni vi sarà una forte crescita del traffico portuale, generando nuovi scenari lavorativi: rinnovamento delle flotte con navi di nuova concezione, l’implementazione del trasporto via mare di prodotti energetici quali gas e biomassa e l’introduzione di nuove procedure logistiche sia ai terminal sia nell’organizzazione/movimentazione merci e dei collegamenti con l’entroterra. Se si tiene conto che il numero dei lavoratori impiegati nei porti ammonta a un milione e mezzo e lo stesso numero è contato per i lavoratori impiegati nell’indotto, si comprende come nei prossimi anni il settore portuale farà da traino per l’occupazione, lo sviluppo e la crescita dei ventidue Stati europei che dispongono di uno sbocco al mare e che potranno giovare della possibilità di sviluppo portato dall’aumento di traffico mercantile, delle navi di crociera e dei traghetti di collegamento tra isole e terraferma.

Sul tavolo del dialogo sociale, il comitato ha posto l’impegno di accompagnare e promuovere questo sviluppo con una strategia efficace: quella di un’adeguata formazione e qualificazione professionale; stipulare accordi capaci di attrarre giovani lavoratori; promuovere la salute e la sicurezza sul lavoro e dell’occupazione femminile. Infatti, i nuovi posti di lavoro saranno legati alla necessità di adeguare la formazione alle nuove procedure informatizzate e molto tecnologiche che riguardano soprattutto la movimentazione delle merci; tali moderne procedure se da un lato facilitano e rendono possibile incrementare il traffico portuale, dall’altro possono rappresentare nuovi rischi per i lavoratori.  “ Il quadro giuridico proposto il 23 maggio – ha commentato Siim Kallas vicepresidente e commissario per i Trasporti della Commissione Europea – consentirà di semplificare le procedure, agevolare l’accesso ai servizi portuali e attrarre investimenti.

Tuttavia occorre assicurare ai lavoratori portuali una formazione adeguata e un ambiente di lavoro adeguato.  Il comitato del dialogo sociale contribuirà a raggiungere quest’obiettivo”. “Le discussioni che avranno luogo nel comitato per il dialogo sociale – ha dichiarato László Andor, commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione – contribuiranno a migliorare la vita dei lavoratori portuali, ad esempio in termini di salute, sicurezza e condizioni di lavoro. È essenziale che le parti sociali siano coinvolte nelle riforme, specie in un contesto di modernizzazione delle infrastrutture portuali e di tagli della spesa pubblica”.

 

Abele Carruezzo