Il Pd propone la sua riforma dei porti: sistemi logistici e presidi portuali

Il dibattito sulla riforma della portualità italiana si fa più stringente tra obiettivi ed iter parlamentare da seguire. Ad oggi, abbiamo la proposta del Ministro Lupi che in larga scala è condivisa da operatori ed enti e soprattutto da Assoporti; mentre la proposta del Pd mira ad essere la “proposta” governativa unica da votare e far votare in parlamento; si aspetta la proposta di FI che Iachino presenterà a giorni.

Ancora una volta, sulla portualità si hanno delle innovazioni contrastanti sulla governance, ma sulla riduzione del numero delle autorità portuali, pare che ci sia accordo pieno, visto che le attuali 24 AP hanno evidenziato negli anni spazi di potere indifendibili, ambizioni ed intrecci locali che hanno impedito lo sviluppo dei nostri territori delle città portuali. La proposta di riforma del sistema portuale del Pd, presentata ieri, presente la responsabile nazionale infrastrutture e trasporti del partito Debora Serracchiani, mira ad aggiornare le funzioni delle autorità portuali, incidendo sul numero, tramite una integrazione tra loro e con soggetti operanti della filiera logistica e semplificando i rapporti fra le diverse amministrazioni; e questo tenendo conto della mappa europea della rete transeuropea dei trasporti TEN-T.

“Nell’ambito di tale rete transeuropea dovrà essere adottato un piano nazionale dei trasporti e della logistica, atto di indirizzo strategico per la definizione dell’assetto della rete portuale e logistica”, si legge nel documento di proposta; il come lo si deduce,  avverrà tramite i sistemi logistici i quali dovrebbero utilizzare forme di partenariato pubblico-privato previste dall’ordinamento e con caratteristiche specifiche di settore. Ed ancora, il documento del Pd propone i sistemi logistici invece di quelli portuali “ministeriali”; e qualora i sistemi logistici comprendano più porti, sedi di autorità portuale, le stesse provvederanno a coordinarsi o integrarsi tra loro.

Per il Ministro Lupi si parte da un piano nazionale della portualità e della logistica che non sarà un generico contenitore di indirizzi, ma parametri vincolanti per tutti ai fini di una programmazione degli investimenti infrastrutturali; l’aggregazione fra i porti sarà disegnata tenendo presente la geografia dei core ports europei; quindi poche grandi autorità portuali e presidi portuali; la responsabilità amministrativa avrà poteri di coordinamento e di decisione maggiori di quelli di cui godono oggi i presidenti delle Autorità portuali; in ogni porto ci sarà una struttura amministrativa più snella dell’attuale; il presidio portuale sarà guidato da un direttore, un funzionario pubblico molto qualificato, non ingabbiato dalla “politica” del singolo scalo, ma un coordinatore delle varie attività.

Per Lupi la parte svolta dal suo movimento NC è importante a garantire questa riforma e le altre annunciate; infatti, nell’affermare che la sfida dei nostri porti, in futuro, sarà la competizione mondiale e non la difesa di aspirazioni territoriali, afferma che oggi è importante ragionare per aree di vocazione strategica. “…però basta analisi, sottolinea il Ministro, è cambiato il mondo, con il governo Renzi è cambiata anche la velocità con cui realizzare le riforme”.

 

Abele Carruezzo