Accordo Assoporti-Aivp per favorire la “cultura portuale”

In un mercato per sua stessa natura “mondiale” come quello marittimo, la “cultura portuale” è un fattore di crescita, tanto a livello locale quanto a livello globale. E’ interesse dei singoli porti favorirla. Ne sono convinti i responsabili dei principali porti del mondo, per tre giorni a Genova su iniziativa dell’Aivp, l’associazione che raggruppa i principali porti mondiali. E’ vero – riconoscono – che i porti tendono a essere soggetti concorrenti. Ma è vero anche che oggi devono far fronte a problematiche comuni, prime fra tutte quelle di uno “sviluppo sostenibile”. Solo una diffusa e condivisa “cultura portuale” può dare risposte adeguate.

A questa conclusione è giunta la Conferenza Aivp riunita ai Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova. “Un porto – ha detto il presidente di Aivp, Jean Pierre Lecomte – che è l’esempio più evidente dell’evoluzione dell’economia del mare negli ultimi vent’anni”. L’ultima volta che l’Aivp si riunì a Genova era il 1991. Allora, alla vigilia delle Colombiadi del ’92, il Porto Antico era un cantiere aperto. “Oggi svolgiamo i nostri lavori in un posto perfettamente integrato alla città – ha riconosciuto -. Un esempio di sviluppo sostenibile”.

In questo senso va l’accordo firmato oggi a Genova tra Aivp e Assoporti, l’associazione dei porti italiani. Il Memorandum of Undestanding (Mou), firmato da Lecomte e dal segretario generale di Assoporti, Paolo Ferrandino, prevede il mutuo impegno di entrambe le organizzazioni a sostenere “iniziative complementari e condivise volte a promuovere lo sviluppo sostenibile in particolare delle città portuali italiane”. “E’ il tentativo, che riteniamo utile, di far crescere la ‘cultura portuale’ – ha spiegato Ferrandino -. I porti italiani da questo punto di vista hanno margini di crescita”.

L’attività di un porto non si esaurisce nei traffici marittimi, siano essi di passeggeri o di merci. Intorno ad essi ruota un’intera cultura, che si traduce in indotto, formazione, ricerca. Per questo è utile a tutti i porti dotarsi di un Port Center, un centro capace di promuovere il dialogo tra “il porto” e “il cittadino”, coinvolgendo scuole, istituzioni e privati in attività di “edutaiment”. “Le sfide ambientali riguardano tutti – ha sottolineato Lecomte -. Crediamo sia importante cambiare il modo di vivere il porto, e questo riguarda tutti. Da questo punto di vista ogni porto ha problemi analoghi. La rete dei Port Center è nata per questo, per promuovere ‘cultura portuale'”. A margine della Conferenza, si è parlato anche di Concordia.

Un evento “italiano” sul quale il presidente Lecomte non ha voluto dilungarsi: “La crisi ha dato evidenza al tema del lavoro, che nel caso specifico oggi è più sentito di quello ambientale”. “L’importante – ha aggiunto Ferrandino -: l’importante è che la nave sia smaltita in Italia. Altrimenti è una sconfitta per l’intero sistema portuale italiano”.