Riforma dei porti: ecco la bozza che arriverà in Consiglio dei ministri

Genova-Savona, La Spezia-Marina di Carrara, Livorno-Piombino, Napoli-Salerno, Gioia Tauro, Cagliari-Olbia-Porto Torres, Palermo-Trapani, Augusta-Catania-Messina, Taranto, Bari-Brindisi, Ancona, Ravenna, Trieste-Monfalcone e Venezia-Chioggia, Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta: sono queste le autorità portuali e logistiche di interesse europea che sono state individuate nella bozza del decreto legge “ Sblocca Italia”.

La bozza del testo verrà presentata e discussa in Consiglio dei ministri non prima della prossima settimana e, qualora non dovesse subire alcuna variazione, andrà a ridisegnare profondamente la geografia delle autorità portuali. Vi è da dire che i futuri distretti logistici portuali che verranno fuori da tale decreto potranno, a loro volta, essere oggetto di future fusioni e/o aggregazioni dettate da ragioni di convenienza e opportunità.

L’attuale procedura di nomina dei presidenti delle autorities, contenuta nella disciplina della legge 84/94, verrà abbandonata a favore di un meccanismo differente: sarà il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti  a “selezionare, individuare e nominare il presidente tra soggetti aventi esperienze amministrative o istituzionali o  professionali pertinenti e compatibili con gli indirizzi e le competenze dei distretti logistici, sentito il parere dei presidenti delle regioni interessate”.

L’attuale procedura di designazione del presidente dell’Autorità portuale, indicata all’articolo 8 della Legge 84/94, prevede la selezione dello stesso tra differenti candidati inclusi in una terna di esperti( con massima e comprovata qualificazione professionale nel settore dell’economia marittima e dei trasporti ) individuati dal Comune, dalla Provincia e dalla CCIA delle città interessate. Ogni distretto logistico a partire dal 2015 potrà trattenere l’1% dell’IVA derivante dall’importazione delle merci movimentate nel territorio nazionale attraverso il proprio porto.

La quota di IVA trattenuta può variare per consentire la realizzazione di opere a livello portuale che incrementino la strategicità e l’operatività dello scalo stesso: per le autorità portuali  che procedono a fusione e/o aggregazione, come nel caso di Brindisi e Bari, la quota di IVA trattenuta è aumentata al 2%.  La bozza del decreto prevede inoltre un maggiore coinvolgimento dei privati nella realizzazione di opere portuali.

“Al fine di agevolare la realizzazione delle opere previste nel piano integrato di distretto e per il potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari nei porti e gli investimenti necessari alla messa in sicurezza, alla manutenzione e alla riqualificazione strutturale degli ambiti portuali”, per cui è prevista la misura dell’1% o del 2% dell’Iva sull’importazione delle merci “le autorità possono fare ricorso – dice la bozza – a forme di compartecipazione del capitale privato, secondo la disciplina”del project financing stipulando contratti di finanziamento a medio e lungo termine con istituti di credito nazionali ed internazionali abilitati, inclusa la Cassa depositi e prestiti”.

Restano in rada ancora numerose questioni riguardanti la liberalizzazione dei servizi tecnico-nautici, la procedura di  attivazione dei dragaggi dei porti nonché quella riguardante l’adozione del piano integrato logistico di distretto che va a sostituire i PRP: il Ministro Lupi riuscirà a mantenere la parola data?

 

Stefano Carbonara