Autostrade del mare: chi paga il pedaggio?

Che le “autostrade del mare” avessero bisogno di finanziamenti europei è risaputo! Infatti, le prime condizioni per rendere il servizio più competitivo ed agevolare l’espansione su aree marittime comprensive di più porti riguardano oltre alla riduzione dei costi degli oneri portuali anche e soprattutto strutture per l’accoglienza di merci.

Armatori e vettori interessati allo short-sea shipping invitano le varie Autorità Portuali della UE a rivedere i costi relativi al pilotaggio, rimorchio, ormeggio, stivaggio e altro che unitamente rispondono al 30% circa dei costi totali per una linea di autostrada del mare. Si chiede ai porti interessati ad attrarre traffico di nuove linee di autostrade del mare di poter contribuire a rendere il cabotaggio marittimo a corto raggio meno costoso con l’applicazione di tariffe speciali (come avviene per la modalità aerea).

La riflessione è stata sollevata dal fatto che la compagnia di navigazione ro-ro LD Lines sta valutando l’ipotesi di chiudere a fine settembre il proprio servizio fra Nantes-Saint Nazaire in Francia e Gijòn in Spagna a causa della cessazione dei finanziamenti statali e della Unione Europea. Gli armatori europei si chiedono se questa tipologia/modalità di trasporto merci, definito a livello europeo “ecocompatibile”, possa essere economicamente attuabile senza sovvenzioni pubbliche, a fronte di altre modalità concorrenziali, come quella stradale e ferroviaria; infatti, gli autotrasportatori concordano con mobilità delle merci con la nave alla sola condizione che essa non sia più costosa del trasporto stradale.

Se effettivamente un porto è importante per l’Europa ad essere un hub per i servizi ro-ro correlati alle autostrade del mare, la sua Regione/Stato dovrebbe farsi carico di un piano finanziario che consenta di mantenere il servizio a importi/costi inferiori degli attuali.

 

Abele Carruezzo