Propeller Club Port of Brindisi discute di porti smart

È cominciato con la nomina dei nuovi soci, tra i quali Rosy Barretta, Salvatore Giuffrè e Mario Valente, il convegno del Propeller Club Port of Brindisi dal tema “Verso un sistema logistico portuale del Salento. I nostri porti sapranno essere smart?”.

Poi è cominciata la serie di interventi mirati a capire cosa siano i porti smart e come Brindisi potrebbe diiventarlo. L’ammiraglio Giuffrè, segretario generale dell’Autorità portuale di Brindisi, ha spiegato che l’ente intende rilanciare alcuni dei progetti, tra cui Secins, mirati proprio a rendere smart lo scalo brindisino. Una risposta rispetto al tema dell’incontro a cui ha partecipato anche Alfredo Malcarne, presidente della Camera di commercio di Brindisi. “Si sta davvero lavorando per un sistema logistico portuale del Salento?”, ha chiesto Malcarne. “Prima ancora di parlare di porti intelligenti, dobbiamo chiederci se sono intelligenti le persone che ne decidono il futuro”.

L’intervento tecnico del comandante della Capitaneria di porto di Brindisi, Mario Valente, è servito a capire come un porto diventa smart e come si velocizzano alcune operazioni ed alcuni servizi. “A Brindisi, oltre ad applicare il pre clearing come sta avvenendo nei porti di Taranto e Bari, la sfida é quella che i vari enti possano interfacciarsi tra loro”.

Dal Port management information system fino al sistema Aida dello sportello unico doganale, si tratta di sistemi mirati a raggiungere lo stesso obiettivo. Entro giugno 2015 lo scopo è quello di realizzare la National maritime single window.

Mario Mega, dirigente dell’area tecnica dell’Autorità portuale del Levante ha illustrato il progetto Gaia con cui l’ente ha reso smart lo scalo. “Il porto di Bari é un cantiere in evoluzione da anni, lavoriamo con il Pcs: abbiamo avviato un programma ambizioso, il progetto Gaia, che è strumento di integrazione e supporto del sistema portuale. La nostra filosofia è offrire servizi garantendo la concorrenza, promuovendo la cooperazione e rispettando le competenze di ognuno. Gaia si riferisce agli ambiti portuali ed extra portuali. Il Pmis è in fase di sperimentazione proprio a Bari che ha un progetto pilota”.

Quello avviato nei porti di Bari, Barletta e Monopoli in realtà consente un controllo senza alcun margine di errore sugli imbarchi ma anche il monitoraggio della posizione della navi in arrivo e in uscita con quattro antenne (tre nei loro porti, una a Durazzo), con un’affidabilità maggiore rispetto ad altri sistemi. Da ieri é attiva anche la procedura sperimentale sullo sdoganamento in mare, ora il sistema sarà integrato con Gaia.

Rosario Arcadio, dell’Autorità portuale di Brindisi, ha illustrato il Secins Security check in ma anche la piattaforma Guideport e lo studio con l’Università del Salento, Accsel e Gift 2 a supporto dei passeggeri a terra, i varchi intelligenti per monitorare merci pericolose. Lontano, almeno a Brindisi, è ancora il preclearing: solo in questi giorni il comandante Valente ne ha parlato con il direttore della Dogana. Da lunedì se ne discuterà seriamente.

Giuseppe Lecce, dell’Autorità portuale di Taranto, ha puntato nel suo intervento all’importanza della riqualificazione delle aree portuali e della promozione della competitività del porto. Uniret e T2ps, in collaborazione con università Sapienza di Roma per creare una piattaforma che rilevi fabbisogni di innovazione all’interno del settore pubblico nelle Regioni Convergenza, sono i progetti in corso.

A questi interventi delle Authority hanno fatto seguito quelli dei “privati”: da Francesco De Bettin, presidente Dba Group, a Maria De Luca, presidente nazionale degli Avvisatori marittimi. “Siamo presenti in 18 porti italiani – ha spiegato -, forniamo certificazione dei dati di viaggio, comunicazioni affidabili e certificate. Con gli adempimenti della Direttiva europea, il ruolo diventerà ancora più importante per questo sarebbe necessario che il ministero chiarisca la normativa per ottenere la single window”.

Hanno concluso Sergio Prete, presidente di Apulian Ports e dell’Authority di Taranto, e Felicio Angrisano, comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto. Il primo ha ribadito l’importanza che i tre porti pugliesi lavorino in sinergia anche sul fronte del miglioramento dei porti dal punt di vista della tecnologia. “Bari si trova avanti rispetto ad altri due sull’informatizzazione dei porti – ha ammesso Prete -, tuttavia si puó implementare quel modello adattandolo anche agli altri scali. Nel programma di Apulian Ports c’è uno studio che mette in evidenza come la Puglia è piattaforma logistica nel Mediterraneo sia per passeggeri sia per merci.

Anche se ci sono criticità logistiche da superare, dobbiamo andare oltre ad una visione singola degli scali. La riforma della 84/94 non sopprime i porti; si avrà semplicemente una nuova gestione con soggetto giuridico diverso, con competenza logistiche più ampie. In fondo l’Italia ha bisogno di razionalizzare.  Per essere smart bisogno continuare ad investire in tecnologia e credere in Apulian Ports”.

Infine il comandante Felicio Angrisano, rivolgendosi ad alcuni giovani studenti ha detto: “I porti sono anche un’altra cosa”. Una lezione arrivata dritta al cuore dei brindisini troppo spesso impegnati a fare polemica e meno spesso a dare idee di sviluppo.

Sul tema del convegno Angrisano ha chiesto: “E’ sufficiente che un porto sia smart per essere affidabile? Un imprenditore che cerca l’affidabilità, investe in un porto smart o dove ci sono fondali e banchine adeguate? Il sistema nazionale deve offrire regole certe. La governance è momento di incontro o di conflittualità latente?

Il preclearing è nato per far fronte alla lentezza di adeguare i porti alle navi di ultima generazione. L’esigenza dell’economia e il gigantismo navale hanno creato il presupposto per lo sdoganamento in mare. Mentre gli armatori a livello mondiale hanno investito, noi non siamo stato in grado di adeguare gli scali”.

 

Francesca Cuomo