UE pronta per l’operazione “Sophia” in Mediterraneo

BRUXELLES – L’Unione Europea annuncia che per il prossimo 7 ottobre avrà inizio la “fase attiva” dell’operazione militare contro i trafficanti di esseri umani nel mar Mediterraneo. Conclusa la prima fase, quella della “intelligence-gathering” della EUNAVFOR MED, si passerà alla fase operativa che vedrà le forze navali della UE impegnate nella ricerca, intercettazione, l’abbordaggio ed  ispezione delle imbarcazioni sospettate di essere utilizzate per il contrabbando o per il traffico umano in alto mare.

EUMARFOR nasce ufficialmente nel 1995 quando Francia, Italia, Portogallo e Spagna decidono di creare una specifica forza in grado di assolvere principalmente le missioni definite nella “Dichiarazione di Petersberg”, quali: missioni di controllo marittimo, missioni umanitarie e di evacuazione, missioni di mantenimento della pace, operazioni di gestione delle crisi (pattugliamento marittimo, sminamento, etc.) e missioni di rafforzamento della pace.

La decisione di passare alla fase attiva è stata presa questa settimana dal Comitato Politico e di Sicurezza, a seguito di una valutazione positiva (consiglio del 14 settembre scorso) delle condizioni operative di forze navali e di uomini per proseguire nell’azione di contrasto dei trafficanti. Questa fase attiva, si legge nella dichiarazione del Consiglio europeo,  sarà denominata operazione ‘Sophia’, dal nome della donna che, salvata e presa a bordo di una nave della missione UE il 22 agosto 2015  al largo delle coste della Libia, diede alla luce un bambino.

Comandante dell’operazione sarà il contrammiraglio Enrico Credendino supportato dall’adesione di 22 Stati membri della UE, su 28, con l’esclusione della Danimarca che non partecipa ad azioni che comportano implicazioni di difesa. Il Consiglio europeo sottolinea che l’operazione ‘Sophia’ sarà condotta “in linea con il diritto internazionale”, citando una serie di leggi, tra cui SOLAS, la Legge del Mare delle Nazioni Unite, e la Convenzione Internazionale sui Servizi di Ricerca e Salvataggio. Le navi che operano nell’ambito di questa seconda fase saranno così costrette ad “aiutare le persone in pericolo in mare e  consegnare i sopravvissuti a un porto sicuro”; sono navi destinate al funzionamento operativo della missione e “saranno pronte e attrezzate per svolgere le relative funzioni sotto la super vision del Centro di Coordinamento competente per il soccorso.

Da gennaio all’inizio di settembre di quest’anno, 438 navi mercantili sono state deviate dalla propria rotta dal Centro di Coordinamento italiano (IMRCC Maritime Rescue) e obbligate a raggiungere i situ di soccorso. Di queste, 133 navi mercantili hanno salvato 15.189 migranti / rifugiati. Ad oggi, il numero di persone salvate in questo anno da parte di tutti i soccorritori, tra le guardie costiere, marina militare, operazione ‘Tritone’, navi mercantili, le ONG e gli altri, è di 130.000.

Abele Carruezzo