Proroga delle concessioni: dalla Corte di Giustizia si attendono le prime indicazioni

LUSSEMBURGO – “Bisognerà attendere il 25 febbraio prossimo prima che la Corte di Giustizia europea emetta una prima indicazione sulla legittimità delle proroghe alle concessioni demaniali italiane”: l’avvocato generale della Corte di Lussemburgo, Maciej Szpunar, si è così pronunciato al termine della prima udienza, tenutasi ieri mattina a Lussemburgo, relativa alla questione pregiudiziale già sollevata dal Tar Lombardia-IV sezione.

Come lo stesso avvocato ha avuto modo di sottolineare, “tali conclusioni non sono vincolanti rispetto alla sentenza finale, che arriverà tra aprile e maggio, ma molto spesso ne viene seguito l’orientamento”. E quest’ultimo, a giudicare dai mugugni di corridoio, non appare esaltante per il governo italiano: il servizio giuridico della Commissione europea ha espressamente parlato di sostanziale incompatibilità della proroga con la direttiva servizi 123/06, l’arcinota Bolkestein, e su tale posizione si è associato persino il governo olandese.

Ciononostante l’Avvocatura generale dello Stato italiano continua insistentemente, avvalendosi del sostegno delle parti privati coinvolte nel contenzioso, a perorare la genuinità della proroga al 2020 delle concessioni demaniali. Secondo quanto dichiarato dall’Avvocato Roberto Righi, uno dei legali del pool di CNA Balneatori, “c’è stata totale attenzione da parte della Corte alle istanze presentate ed alle argomentazioni della difesa. Si è verificato il pieno coordinamento tra i difensori privati ed il governo italiano mentre altrettanta sintonia non si è avuta con il rappresentante della Commissione europea. Nonostante fosse italiano-conclude Righi-si è mostrato totalmente ostile”.

Nell’udienza di ieri mattina, le parti private hanno avuto modo di esprimere le proprie ragioni. La decisione della Corte di Lussemburgo-è oramai noto- non arriverà prima di aprile, maggio e ciò significa che, qualora la proroga al 2020 dovesse essere invalidata, le concessioni in essere si troveranno già scadute (visto che il precedente termine scade il 31 dicembre 2015).

Le reazioni all’udienza di ieri mattina non si sono fatte attendere, in primis quelle di CNA Balneatori e di Sib-Confcommercio che esprimono moderata fiducia nel futuro. Ma come si è giunti alla causa dinanzi alla Corte del Lussemburgo? La quarta sezione del Tar Lombardia ha rimesso alla Corte di Giustizia UE la questione pregiudiziale circa la compatibilità delle disposizioni nazionali-nello specifico la proroga al 2020-con la normativa comunitaria.

Nel caso de quo il tribunale amministrativo si è trovato a dover valutare il ricorso di Promoimpresa, impresa concessionaria di un’area demaniale extra-portuale nel comune di San Felice del Benaco, in provincia di Brescia. L’impresa aveva citato in giudizio il consorzio dei Comuni della sponda Bresciana del Lago di Garda, che non aveva prorogato la concessione, avviando una gara che non tutelava il concessionario uscente rispetto ad altri concorrenti.

Il consorzio si era avvalso di una delibera della Giunta regionale lombarda dove si legge che “le concessioni demaniali possono essere rilasciate a seguito di un’apposita procedura selettiva comparativa ispirata a principi di libera circolazione dei servizi”, senza quindi prevedere alcun regime transitorio o forme di tutela degli intestatari. L’impresa chiedeva l’annullamento sia del provvedimento con cui veniva negato il rinnovo automatico della concessione (quindi la proroga) sia della delibera regionale.

Il TAR, dinanzi all’incongruenza tra diritto comunitario (concessioni a termine e gare senza tutela del concessionario uscente) e prassi nazionale (proroghe), ha alzato bandiera bianca e ha rinviato il tutto alla Corte dell’Unione Europea. Qualora la Corte di Lussemburgo dovesse definitivamente dichiarare incompatibile il meccanismo di proroga con la legislazione comunitaria, per il governo italiano ci potrebbe essere l’ennesimo avvio di una procedura d’infrazione.

Anche il Tar Sardegna ha intentato pochi mesi dopo una causa analoga, interpellando sempre la Corte Ue sulla legittimità della proroga concessa agli stabilimenti balneari – e in questo caso riguardando direttamente una concessione marittima e non lacustre, come invece nel caso lombardo.

 

Stefano Carbonara