La Riforma dei porti non piace ad imprenditori e docenti

GENOVA – Il presidente di Assiterminal, l’associazione dei terminalisti, Marco Conforti spende tre “sì” e un “no” per la riforma portuale che dovrebbe entrare in vigore a luglio. “Sì agli accorpamenti delle Autorità portuali, a un tavolo centrale di pianificazione, alla sburocratizzazione: temi da costruire nel merito.

No al punto che riguarda la presenza degli operatori nei tavoli istituzionali perché tutte le rappresentanze degli investitori sono fuori dall’organo decisionale della nuova autorità portuale di sistema. E’ vero che vengono predisposti un tavolo di partenariato in ogni autorità e auspichiamo un tavolo di coordinamento degli investitori privati a livello nazionale e su questo stiamo lavorando perché non si sa ancora come funzioneranno, ma il parere negativo resta” dice.

Della riforma della portualità, centrato sulla governance, si è discusso questa mattina al convegno organizzato dal Circolo Cap, Autorità portuale di Genova, che compie settant’anni, e sulla prima parte della legge è arrivata una pioggia di critiche. “Di che cosa ha bisogno un porto? Essenzialmente di più acqua, più terra, più collegamenti. Più traffico ha, più un porto si arricchisce e dà lavoro.

Ma queste risposte non le trovo nella riforma portuale” esordisce il neo segretario generale facente funzioni del porto di Genova, Sandro Carena che a governare le autorità portuali di sistema vorrebbe una società per azioni. Sergio Bologna, docente ed esperto di logistica e portualità, non boccia né promuove, ma la riforma non lo appassiona: “Per giudicare una legge bisognerebbe capire in funzione di quale strategia è stata pensata, e ancora non riesco a vederla.

Finora si sono affrontati problemi, come la governance, che di per sé non risolvono problemi di strategia, per questo sarà invece molto importante il lavoro che farà il piano dei trasporti e della logistica” dice, sottolineando che per Genova serve un progetto che definisca come il porto possa conquistare il mercato Oltralpe e per questo è necessario pensare ai collegamenti per raggiungerli.

E’ critico Sergio Maria Carbone, docente di diritto internazionale della navigazione all’Università di Genova, per il quale la legge di riforma della portualità piuttosto che fare chiarezza crea confusione ulteriore e spezza una lancia a favore della partecipazione dei privati alle decisioni sugli scali. “Penso che una governance tutta pubblica sia squilibrata” interviene anche il segretario generale dell’Autorità portuale di Trieste Sergio Sommariva, che nella riforma vede luci e ombre e aspetta il capitolo sul lavoro.