UE: Armatori contrari al fondo sul riciclo delle navi

BRUXELLES – Creare un Fondo europeo per la gestione del riciclo delle navi, per la Commissione UE è una priorità importante nello scenario marittimo dell’Europa. Il Fondo ha l’obiettivo di rendere conveniente dal punto di vista economico – per gli armatori si intende – la demolizione delle navi.

Detto così può sembrare giusto e sostenibile; ma alla luce del Regolamento UE sul riciclaggio delle navi si può andare incontro ad un indebolimento dei rapporti con i partner commerciali della stessa UE, tra cui Cina, India, Giappone e Stati Uniti. Ad affermare tutto questo sono le associazioni degli armatori, International Chamber of Shipping (ICS)  e l’European Community Shipowners Association (ECSA) che rappresentano oltre l’80% del tonnellaggio di stazza lorda della flotta mercantile mondiale, e senza mezzi termini si schierano contro il progetto Fondo europeo di riciclaggio delle navi.

Gli armatori respingono le proposte volte ad obbligare le navi, quando scalano nei porti europei, indipendentemente dalla loro bandiera, a pagare le licenze di riciclaggio delle navi della UE; proposte che se accolte comprometterebbero gli intenti dell’IMO per migliorare le condizioni lavorative e ambientali nei Paesi in via di sviluppo, sedi dei principali cantieri di demolizione navale. Patrick Verhoeven, segretario generale dell’ECSA, afferma che “ la creazione di tale Fondo costituirà un affronto per la comunità internazionale che ha adottato la Convenzione di Hong Kong sul riciclo delle navi, i cui standard sono già stati incorporati in un analogo regolamento Ue”.

Ed ancora, continua Verhoeven, “il concetto di licenza di riciclo delle navi, sviluppato dai consulenti per conto della Commissione Europea, deve essere fermamente respinto. Una tale misura unilaterale, se applicata a navi non Ue, potrebbe sembrare come una ingerenza alla concorrenza nel trasporto marittimo internazionale, con probabili misure di ritorsione”.

Sostanzialmente, si contesta la proposta, attualmente all’esame della Commissione Europea, che prevede che il denaro pagato dalle navi che scalano nei porti della Ue, comprese quelle battenti bandiera non Ue, venga versato in un apposito Fondo e restituito solo alla fine lavorativa delle navi, cioè dopo molti anni, magari con proprietari diversi nel tempo, e solo a condizione che la nave venga riciclata in un cantiere approvato dalla Commissione Ue.

 

Abele Carruezzo