Il Consiglio di Stato non perdona il regolamento sul Marebonus

ROMA – La versione preliminare del decreto ministeriale di attuazione degli incentivi all’intermodalità mare-gomma, prosaicamente definiti “Marebonus”, non ha superato il test dell’alce del Consiglio di Stato. Il supremo organo di giustizia amministrativa, interpellato dal Mit lo scorso 13 settembre affinché si esprimesse sulla conformità ed appropriatezza giuridica del predetto schema di decreto, ha difatti emesso nel caso de quo un parere positivo “condizionatamente al recepimento dei vari rilievi e osservazioni”.

Volendo prescindere dagli incontrovertibili meriti di una simile forma di incentivazione per quale, peraltro, il Governo ha assunto la spesa, su tre anni, di oltre 138 milioni di euro, il Consiglio di Stato ha ravvisato nello schema di decreto, prima di tutto, potenziali rischi di non conformità al diritto comunitario: la c.d. ATN (Analisi tecnico-normativa) viene bollata come “laconica”, limitandosi ad affermare la piena compatibilità dell’intervento regolatorio con la normativa in materia di aiuti di Stato, mentre la c.d AIR (Analisi di impatto della regolamentazione) “risulta priva dell’indicazione circa i risultati attesi in conseguenza dell’erogazione degli incentivi”.

Sotto un profilo squisitamente formale – prosegue il Consiglio di Stato – “lo schema di decreto in esame non sembra invece rispettare la propria natura di fonte regolamentare secondaria in quanto non assicura il contenuto minimo necessario per assolvere le sue finalità” né “puntualizza adeguatamente i meccanismi applicativi ed i fondamentali profili procedimentali”.

Entrando nel vivo delle criticità, i principali rilievi hanno riguardato la definizione dei rapporti tra Mit e Rete Autostrade del Mare (non pervenuti, ad esempio, sono i poteri di indirizzo, vigilanza e controllo ministeriale su RAM), la qualificazione dei presupposti soggettivi (sia morali che tecnici) per l’accesso agli incentivi nonché le procedure di accesso e rendicontazione.

Quasi nessuno dei 14 articoli componenti il predetto schema è uscito indenne dalla lettura del Consiglio di Stato. Tra l’altro, in un passaggio della stessa, quasi in sordina, i giudici amministrativi si sono chiesti “se non fosse stato il caso che il Legislatore attuasse contestualmente il marebonus ed il ferrobonus, come del resto sembra far intendere la legge ai comma 647 e 648”.

Spetterà ora al Governo, una volta incassato il colpo, riscrivere brevi tempore il decreto attuativo nonché convincere gli operatori del settore già intimoriti dall’annunciata postergazione degli incentivi al 2017. A preoccupare, del resto, è l’imprimatur di Bruxelles.

 

Stefano Carbonara