Lavoro in banchina: niente emendamenti

ROMA – Si volevano salvare le Compagnie Portuali ed in particolare quelle liguri come la Culmv. In Commissione Bilancio della Camera, non sono passate le proposte emendative relative all’art. 4 Cagliari (potenzialmente), Taranto e Gioia Tauro di istituire Agenzie per l’assorbimento e il ricollocamento degli esuberi dei rispettivi terminalisti specializzati nel transhipment di container. La bocciatura si è rivelata necessaria poiché tale emendamenti prevedevano ulteriori esborsi per le casse dello Stato, proprio in questi giorni sotto la lente di Bruxelles.

Il Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha spiegato che tale emendamento “è suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, privi di adeguata quantificazione e copertura”. Intanto, la nuova legge Delrio sulla governance portuale, ormai in vigore da settembre 2016, deve affrontare “guerre fra campanili” e rappresentanti della politica in cerca di competenze senza tanti conflitti d’interessi.

Da molto tempo  4.000 progetti per infrastrutture portuali rimangono bloccati al CIPE per una burocrazia che a tutti i costi vuole governare la transizione legislativa di Delrio. E’ vero pure che la maggior parte di tali progetti, a copertura finanziaria incerta a detta degli esperti, non sono adeguati  a rilanciare la portualità post-moderna, ma sono espressione di idee oramai superate per un mercato marittimo che non esiste più.

Tutte queste difficoltà  burocratiche, comprese quelle interpretative delle nuove e vecchie leggi, stanno mettendo a dura prova le nuove AdSP che non riescono a programmare investimenti, affidare concessioni, affrontare il grande problema del lavoro portuale.

 

Abele Carruezzo