Armatori europei per la libera circolazione delle merci e delle persone anche dopo Brexit

BRUXELLES – Le priorità per gli armatori europei per i negoziati Brexit devono rimanere inalterati: per l’Ue è fondamentale rispettare la libera circolazione delle merci e delle persone. L’Associazione degli armatori europei, ECSA, ritiene che il clima dei negoziati Brexit non debbano inficiare i trasporti marittimi che l’Ue stabilito per anni per garantire la mobilità di merci e persone.

Con una nota inviata alla Commissione Trasporti Ue, il Segretario generale dell’ECSA, Patrick Verhoeven, ha posto l’accento su quanto segue: “ Armatori europei credono fortemente che, per quanto possibile, Ue e regno Unito dovrebbero garantire la conformità della legislazione in materia di affari marittimi; anzi tale principio dovrebbe essere riconosciuto come obiettivo guida per tutti i negoziati Brexit”. Sostanzialmente, gli armatori europei sono preoccupati circa la competitività fra paesi. Infatti, con un nuovo trattato per gli affari marittimi, il dopo Brexit, si potrebbe generare una forte competizione fra compagnie di navigazione Ue ed extraeuropee.

Per questo invitano la Commissione Ue a tenere presente tre priorità durante tutto il processo: il traffico merci e/o persone tra il Regno Unito e l’Unione europea sia riconfermato e lasciato libero – la libera circolazione  della gente di mare e del personale on-shore e passeggeri – sia garantito l’accesso al mercato dei mestieri domestici e il settore off-shore.

L’ECSA ricorda che la metà delle esportazioni e delle importazioni del Regno Unito si realizza da/verso l’Ue e avvengono via mare. E ancora, dal 1993, dopo rimozione dei controlli doganali e sanitari nei porti del Regno Unito e Ue, entro e fuori lo Stretto di Dover, il volume totale dei traffici è passato da unmilione di camion nel 1992 a quattro milioni nel 2015. Con la Brexit, passando a situazioni precedenti l’unione doganale, si creerà una congestione dei traffici che metterà in crisi molti porti. Situazione incresciosa che riverserà anche sulle compagnie di navigazione e sul personale navigante.

I marittimi di paesi terzi imbarcati su navi dell’Ue o del Regno Unito dovrebbero poter continuare a lavorare, senza l’aggiunta di eventuali procedure per il visto da/per il Regno Unito e Ue. Anche ai lavoratori dell’off-shore, la Commissione Ue dovrebbe garantire l’accesso libero e reciproco al mercato del lavoro.

 

Abele Carruezzo