Le performance ambientali dei porti italiani: la logistica sostenibile accarezza ed affascina la green economy senza trascurare il leit motiv della blue economy

Porti: porti marittimi, porti fluviali, porti lacustri, porti canale, porti passeggeri, porti minerari, porti petroliferi, porti pescherecci, porti turistici, porti specializzati. Sempre di più rappresentativi, i porti, del sistema italiano, di importanti cambiamenti in atto in questo momento storico, quale intorno temporale della vita della complessa società italiana nel e del modo di vivere l’economia, la società, la città.

Tale premessa apre la rotta vera verso il tema, attualissimo e di diffusa trattazione, anche tra le Governance delle Adsp, alla green economy, ovvero quel nuovo tipo di economia capace di promuovere il benessere economico sociale ed individuale in un quadro di sviluppo sostenibile efficientando l’uso delle risorse primarie e secondarie disponibili in funzione dei consumi, tenendo conto delle attuali limitazioni scientifiche.

Ambiente inteso come spazio che consente la vita e quindi in cui l’individuo opera, il territorio in cui si sviluppa la azione che serve a fare vivere l’individuo e le attività di scambio e di interazione tra gruppi, costituiscono le basi delle spinte cognitive verso un nuovo modello di vita green ovvero sostenibile, dove un ruolo importantissimo è il modello di trasporto recepito, settore insopprimibile e sicuramente argomento principe nella voglia di cambiamento GE.

Se sino ad un decennio orsono si è operato sulle infrastrutture prediligendo quelle pesanti e dimenticando il rapporto costi benefici non solo di lungo periodo, facendo avanzare la modalità -road- seguita da quella -rail- ed -aviation- tralasciando in ultimo quella -shipping-, oggi questo ordine deve essere completamente ribaltato sostenendo che il trasporto via mare è  il più efficiente e sostenibile; sostenibile nel senso anche di preservare, in termini di costi inquinanti, le future generazioni sia nell’ambito sociale che in quello ambientale.

L’Italia, come è da più parti condiviso, sta attraversando un momento importante per la Sua economia portuale con spunti di riforma in corso di attuazione grazie ad una Governance attenta e lungimirante ed ad una legislazione di dettaglio auspicabile nel breve periodo.
La sostenibilità logistica nei porti green deve fare fronte ai principali punti di criticità dei nostri scali quali deficit di interconnessione, ovvero una capacità intermodale ridotta sia nei porti sia negli interporti con reti stradali e ferroviarie inadeguate, tempi di gestione della nave e del suo carico piuttosto lunghi nelle fasi di attracco imbarco e sbarco, criticità della morfologia del territorio, inadeguatezza della normativa, oramai necessitano di un testo unico.

Le grandi shipping company prediligono una maggiore propensione alla prevedibilità dei mercati di beni che favoriscono la programmazione efficace unitamente all’affidabilità del servizio portuale: la sostenibilità del porto e la sua green logistic aiuterebbero molto nel superare le appena citate criticità attraverso il ripensamento del porto, obiettivizzando la tutela delle acque, dell’aria, il risparmio energetico, la conservazione dei materiali con lo sviluppo eco sostenibile degli strumenti di carico e scarico merci, una drastica riduzione del consumo dei rifiuti con un differente loro trattamento, una riduzione delle emissioni di gas.

Quindi la sostenibilità del porto vuole assumere e significare una tendenza continuativa ad una semplificazione di processi e procedimenti: si inizi dalla creazione ed integrazione degli impianti esistenti affinché si producano energie rinnovabili con nuove piattaforme portuali dove il calore, il freddo, le elettricità siano a costi nettamente inferiori degli attuali. La progressiva eliminazione del combustibile fossile con la fonte elettrica, capace di rendere silenzioso ed efficiente ogni tipo di movimentazione di merci su banchine; si pensi alla elettrificazione da fonte eolica, solare, termica, fotovoltaica, per non parlare del recupero di fanghi, rifiuti non tossici e forza marina delle acque.

Insomma una diversa mappatura degli elementi aggrediti dall’inquinamento quali acqua, aria e terra. Alcuni software elaborano e simulano modelli di porti green all’avanzare delle soluzioni sostenibili, sia con le variabili tempo che con quelle del tipo di merce ipotizzando scenari performanti basati sullo stato dei luoghi: le risposte, al netto degli investimenti tecnologici e scientifici operati dalle Adsp, tengono conto dei traffici portuali, dei tempi di attesa in banchina, dei tempi di manovra e di trasporto, dei tempi di sdoganamento, dei tempi di collegamento.

La sostenibilità portuale è un concetto duttile e dinamico in quanto si va ad interagire tra un sistema ecologico moderno ed un sistema antropico che tiene conto delle scoperte tecnologiche che avviano tutti i settori cari all’uomo verso la sostenibilità degli stessi, come il turismo sostenibile e l agricoltura sostenibile. Quindi tali considerazioni aprono il ragionamento verso il cuore del problema ovvero quello di porre, con urgenza, al centro della logistica portuale le tematiche ambientali al fine di diminuire l’impatto non sostenibile del porto col vicino tessuto urbano e sociale.

Sommariamente ed in maniera non esaustiva si dovrebbe diminuire la circolazione dei tir favorendo quella su rotaia moderna e diminuire la diffusione di polveri e rumori, coinvolgendo tutti i protagonisti del sistema portaule quali corrieri, fornitori di servizi, trasportatori, operatori portuali.
Il protocollo di Kyoto e le direttive ecologiche della Comunità Europea conferiscono un quadro allarmante se non realizzato o realizzabile da parte della legislazione interna di riferimento; d’altro canto l’innalzamento della tutela dell’ambiente e della persona lavoratore, indica quanto mai obbligata la strada delle riforme volte al rispetto dell’ambiente terrestre accerchiato da numerosi blocchi inquinanti.

Il ciclo logistico così delineato, poi, produrrà le certificazioni per i green port basati su tre asset quali l’intermodalità compatibile, un nuovo e stringente rapporto tra la città ed il porto, e l’utilizzazione delle energie pulite in cima delle quali citiamo il gas liquefatto, individuando porto per porto investimenti, punti di forza e punti di criticità. Strategicamente, ma in estrema sintesi, tutto quanto evidenziato, aprirebbe le rotte alle grandi navi ovvero quelle specializzate nel transhipment avendo fondali adeguati, layout di banchine, piazzali per la movimentazione e lo stoccaggio delle merci e linee ferroviarie destinate e dirette dal porto al sistema nazionale.

l’Italia da questo punto di vista é gravemente deficitaria pur essendo programmati numerosi interventi “apripista” per soddisfare le richieste di grandi compagini di navigazione. Matrici ambientali portuali e nuove forme di relazione tra individui e gruppi che abitano la città sono punti di partenza di una ecosostenibilità dei porti in un quadro di auspicabile rinnovamento manageriale e normativo come già cennato.

Necessario a questo punto collegare ogni azione ed attività marittime e degli usi del mare, in un modello blue economy ovvero in un modello di business dedicato alla creazione di ecosistemi sostenibili grazie alla trasformazione di sostanze di scarto in prodotti che generano ricchezza per il maggior numero di persone possibili, passando dallo spreco di risorse tradizionali ad una economia che rigenera, impiega, investe, utilizza. Il colore blue che richiama il colore che dallo spazio rende l’immagine del nostro pianeta fondendosi col colore dei mari, richiama una “seconda” rivoluzione verde che aggregando industrie e fasi produttive, ne ottimizza l’efficienza non sprecando alcuna risorsa nei vari processi produttivi.

Una visione economica attenta e di dettaglio la blue E., ispirandosi alla natura ed al rapporto che essa ha col rifiuto argomento principe della medesima teoria di pensiero: il rifiuto passa da problema a valore di una nuova opportunità di ricchezza e profitto per il genere umano. La combinazione di vari fattori con l’aiuto spinto della scienza consentirà l’aumento della sostenibilità del nostro vivere i porti ed il loro attivo sistema commerciale e trasportistico: in effetti alcune Adsp presenti in altri continenti, hanno di già attivato la bioraffineria, cioè una struttura che converte biomasse o altro materiale biologico in carburante, calore, elettricità o prodotti di differente ecologico utilizzo.

La caccia al biocarburante resta, anche in Italia, un vicino traguardo delle nostre Adsp, al fine di rendere ecocompatibile almeno la sosta delle navi nei porti interni. Una economia definita circolare valorizza lo scarto a beneficio della collettività ed il trasporto via acqua viene visto come quello ecocompatibile per eccellenza passando per il combustibile LNG combustibile che ha identificato la energy efficienty management plan, ovvero la tecnica navale di efficientamento dei rifiuti in navigazione che si riducono per quantità, peso e volume riducendone i costi complessivi, per non parlare del percolato chimico e del residuo umido.

Ovviamente, lo sviluppo della BE attira traffici e compagnie, ma attira anche la Comunità EUROPEA, incline a fornire direttive ai suoi Paesi atte ad indirizzare gli stessi verso scelte rassicuranti dal punto di vista della ecosostenibilità; azioni che vedono, ad esempio, refrattaria la Grecia, ostaggio della Cina, come notoriamente nei fatti sia commerciali sia economici, collegati alla nuova via della Seta, che vorrebbe semplificare ed accorciare collegamenti tra continenti: cinese ed europeo con il mega investimento Cosco che ha dato paternità cinese al porto greco del Pireo. L’iniziativa del Land Sea Express, l’asse Europa del nord vorrebbe proprio ridurre i tempi di trasporto delle merci tra Cina e nord Europa. Iniziative milionarie che devono, assolutamente, essere fronteggiate da soluzioni logistiche green, al fine di ridurre sia l’impatto ambientale sia l’efficienza trasportistici, magari con la istituzione di una Autorità di controllo degli investimenti non europei al fine di evitare sbilanciamento ed incursioni di investitori stranieri.

Porti ed interporti quali snodi logistici performanti e compatibili devono essere blue e green sdoppiando due colori il cui significato condensa benessere e differente approccio scientifico ed i industriale volto alla tutela della natura e degli uomini che la abitano; la vera scommessa della blue economy rimane quella di affrontare le problematiche della sostenibilità al di là della semplice conservazione della green economy spingendosi verso la sua rigenerazione grazie alla combinazione di varie tecnologie che aiutano gli umani a sfruttare al meglio le forze della fisica limitando l’uso della chimica spinta e delle risorse non rinnovabili.

La ricerca di un nuovo modello economico, GE e BE, eleva sicuramente l’efficienza strumentale ed il benessere collettivo di vita ingenerando fascino scientifico nello sviluppare nuovi modi di gestione dei porti e delle loro articolate azioni al fine di aumentare efficienza, produttività e posti di lavoro. Fermo l’auspicio ed aumentata la comunicazione sui due argomenti cardine si attende una rivoluzione verde e blu proprio nel rispetto dei colori della luce del sole o della luna nella creazione del porto green, fattispecie unica di sviluppo sostenibile della portualità tutta ivi incluse quella turistico-criceristica.

Teodoro Nigro