“E ritorno da te”:ZES ed i venti di cambiamento delle Adsp

“E ritorno da te”…  titolo di un noto brano di una cantautrice italiana apprezzata non solo dai giovani, fornisce un illuminante spunto sulla problematica di questi giorni, posta all’attenzione non solo di organismi istituzionali, relativa ad un ritorno dell’impostazione territoriale delle Adsp, rimodulata rispetto proprio ai territori ospitanti, ovvero i porti già sede di Autorità portuale di sistema e pertanto differentemente calibrati dalla passata collocazione, anche in considerazione delle poche avviate zes, zone economiche speciali note non solo agli addetti ai lavori.

Ma andiamo con ordine cercando di ricostruire quanto normato.
Come si ricorderà le 15 Adsp istituite con la legge dell’estate del 2016, che intendeva riorganizzarle, razionalizzarle e semplificarle, prendendo il testimone della storica legge del 1994 la numero 84 di riordino della legislazione portuale e successive modifiche, ha inteso ottimizzare i porti lungo le coste Italiane anche alla luce degli ultimi 10/15, anni sia in termini di traffico merci che passeggeri. Tale riordino, non sempre apprezzato e digerito dai territori per evidenti idee prospettiche campaniliste, attribuisce alle quindici Adsp un ruolo strategico per il futuro sviluppo commerciale di tutto il territorio italiano, dettagliando peraltro le peculiarità dei singoli porti.

In data 26 febbraio 2018 in gazzetta ufficiale n. 47 ha avuto pubblicazione il Regolamento di istituzione delle ZES zone economiche speciali, stabilendone con DPCM durata, modalità istitutiva, criteri di delimitazione dell’area. Le ZES in particolare nel Sud Italia hanno lo scopo di essere un moltiplicatore della ricchezza per le zone disagiate evitando di incappare sia in forme di privilegio fiscale sia di aiuto fiscale ma svolgendo il ruolo di attrarre imprese grazie ad un pacchetto variegato di incentivi, agevolazioni e semplificazioni sino ad investimenti attivabili nel 2020 per un massimo di 50 mln di euro di investimento singolo, giusto per citare qualche dato di sintesi.

Se consideriamo che le ZES nel 1975 erano presenti in 20 nazioni e nel 2016 si superano le 130 con variegata tipologia di prodotti che vanno dall’agricoltura all’industria passando per la cultura e la scienza appare quanto mai fondamentale lo sviluppo di simili strumenti di politica economica e di coesione tra il sud ed il nord non solo del territorio italiano determinati nel tempo e nello spazio.

Il decreto attuativo delle ZES, poi, nell’istituire il comitato di indirizzo composto dal presidente della Adsp che si avvale del segretario generale per le funzioni a amministrative, stabilisce che ogni zes ha una sua estensione massima che varia peraltro da Regione a Regione avendo cura di individuarle prossime od includenti aree industriali libere coinvolgenti porti, retroporti ed aeroporti con una estrema attenzione alla connettività logistica ed infrastrutturale proprio con il porto di riferimento, sede centrale della medesima zes di riferimento; se pensiamo che Paesi quali Polonia e Slovenia con Lituania hanno sviluppato rapidamente un gran numero di zes operative ed operanti con successo anche del ciclo produttivo di maturazione, immaginiamo che sforzo vada compiuto in Italia dove neanche la nascita dello sportello unico amministrativo potrà  rasserenare i player desiderosi di investire ma spaventatati dalle lungaggini burocratiche o dalla ruggine operativa che spesso alberga dietro le parti che amministrativamente e preliminarmente nulla hanno di negoziazione fiscale o impositiva a vantaggio esclusivo dell’investitore, come accade in alcuni paesi europei sviluppatisi con tecniche occidentali.

Quindi le zes come strumento di sviluppo dello shipping e della portualità meridionale anche nell’obiettivo di agganciare i flussi di merci, che dal nord Africa e dal canale di Suez viaggiano verso il nord Europa con il  corridoio Scandinavo TEN-T 1 che la fa da padrone.
Ora la parola chiave del successo delle ZES, che ricordiamo al momento sono in minima parte attuate e materialmente attivate, sta proprio nella logistica portuale e retroportuale di grandi opere idonee a favorire principalmente la più veloce maniera di spostare le merci ed i passeggeri e che con strutturale interconnessione tra mezzi di trasporto collettivi, fa di Oristano lo scambio delle merci stesse con la loro consegna o marcia verso altre destinazioni. In sostanza efficienza massima e capacità dinamica di trasporto di qualità. Parole che se devono e dovranno essere condensate di contenuti specifici allungheranno come stanno allungando i tempi di realizzazione delle ZES, sia se semplici sia se complesse per opere ed organizzazione delle stesse.

Ma da qualche tempo si assiste all’intenzione non solo governativa di voler rimaneggiare la legge istitutiva delle Adsp, volendone ridurne il numero e proponendone una chiara riperimetrazione in chiave di area portuale e di scalo portuale mischiando nuovamente le carte ed i giocatori istituzionali, nel mentre le ZES tardano nel decollo .
Un curioso ed inaspettato… ritorno… al passato che per quanto non perfettamente omologo annida chiaro il rischio di inefficacia e di ritardati o del tutto annullati investimenti infrastrutturali, quelli che spingono o spingerebbero il risultato atteso proprio dalla istituzione delle ZES quali volano di sviluppo e di concreta crescita economica di coesione tra regioni o macroregioni. Ma qui s’incaglierebbero i procedimenti di concertazione al fine di perimetrare ciò che non lo è ancora stato per la avvianda ZES; non solo. Immaginiamo anche come possano impattare negativamente tra i soggetti sociali ed istituzionali  le macro aree, oggi auspicate stante l’accorpamento avanzato in ipotesi di massima.

Ma accorpamento funzionale tra regioni geografiche, tra tipologia di porti, tra tipologia di infrastrutture , tra tipologia di aree da infrastrutturare, tra tipologia di insediamenti privilegiati dalla ZES ed infine tra attori in concorrenza di mercato. Insomma un grattacapo serio oggi, più di ieri, proprio per il ritorno da te… ovvero per un ritorno a schemi di sviluppo superati dallo stato dell’arte che, di converso, richiederebbe l’immediata attivazione delle ZES, la verifica del loro funzionamento grazie alla semplificazione di più aspetti, al ritorno dei grossi player mondiali e la caratterizzazione di ZES anche in settori quali la cultura, la green economica e l’agricoltura, senza mai dimenticare il vero tallone di Achille per il sud Italia che è l’assenza delle adeguate infrastrutture.

ZES al passo e non porti al passo delle ZES potrebbe sintetizzare il caos d’intreccio istituzionale e programmatorio che le manovre sulle Adsp, porterebbero in un momento di sviluppo anche concettuale delle ZES che tardano non poco nel definirsi e nel decollo operativo.
Difficile, immaginare, che senza attenti e concordati piani strategici di sviluppo si possa procedere ordinatamente verso lo sviluppo auspicato nelle ZES, oggi forse in parte in bilico, per esserlo gli attori loro strutturali ovvero i porti, loro ospitanti.
Vedremo.

Teodoro Nigro