I porti nel Mezzogiorno, navigazione in calma piatta

Ha avuto svolgimento nel salone della stazione marittima di Bari un importante e qualificato convegno il cui titolo “I porti del mezzogiorno” molto induceva a pensare, anche per i profani, di acquisire in termini prospettici, programmatici, di sviluppo, nozioni ristoranti una spinta verso migliori lidi, sia in termini di infrastrutture che di traffici, siano essi merci o passeggeri.

Premesso che gli interventi, ad iniziare dal padrone di casa della AdSP MAM il prof. Avv. Ugo Patroni Griffi, unitamente ai colleghi del Mare Tirreno Centrale, del Mare di Sardegna, del vicino mar Ionio, e ai saluti istituzionali e dei massimi rappresentanti di Assoporti, hanno reso quantomai frizzante, fluida, discorsiva e attrattiva una esposizione che forse è risultata avara di confronto proprio con chi deve dare le macro direttive di sviluppo di un sistema portuale, di recente riorganizzato ma forse oggi un Po… in mare calmo! Mi riferisco alla Regione ma in particolare al Governo nazionale.

I vari presidenti delle adsp, al netto delle loro peculiarità commerciali ed infrastrutturali ed al netto delle azioni di sviluppo in progresso, ognuno con lo stile proprio e con la più peculiare forma, per alcuni molto diretta e simpaticamente piccante, hanno evidenziato come al momento necessiti con urgenza un raccordo strategico nazionale non solo se rapportato ai cospicui investimenti economici ma in particolare per far riaffiorare la voglia di commercio via mare nel bacino sud del mar Mediterraneo in parte compresso tra i noti porti del nord Europa e quello scippato all’Europa del Pireo, che più che un porto pare, dati alla mano, un aereo decollato e già al sicuro in alta quota.

Alcuni di loro, poi, con l’apprezzatissimo garbo professionale, hanno evidenziato come l’attuale modello di sviluppo inteso come zone economiche speciali ZES, di cui l’Italia si va a fornire, viaggia in alto mare anche per le difficoltà di concertazione politica e territoriale ovvero dell’oggetto commerciale a cui destinare le ZES, che non debbono essere dipinte come volano di sviluppo e di coesione, allorquando poi mostrano limiti operativi anche di reale partenza incentivante.

Brevi cenni sulla politica industriale con passaggi sullo sviluppo dei porti integrati con la città ospitante e quindi con la retroportualità, oggi essenza di vita e di sviluppo del porto aperto e senza barriere inclusivo della cives, hanno ricondotto gli ospiti a sollecitazioni forti sui possibili scenari, a dire il vero non rosei nel breve e nel medio periodo, ovviamente non facendo riferimento solo alla Puglia. Certo forse il troppo studio non basta o inquina le veloci scelte strategiche che il traffico, e quindi il sottostante investimento, impone oggi più di ieri, anche alla luce delle “crepe” che si appalesano sul sistema comunità Europea a volte sorda e distratta rispetto alla giusta considerazione dei gioielli di casa sua…

I player mondiali che si vuole sollecitare ad investire nel sud Italia ragionano con schemi semplici: tempi amministrativi e burocratici fulminei, disponibilità di infrastrutture efficienti ed efficaci con un occhio all’ambiente ed all’impatto su di esso.

In sintesi il nemico vero è il tempo. Si, proprio il trascorrere del tempo, che per altri imprenditori di altri continenti è la guida e la rotta da seguire, da noi invece costituisce proprio il nemico da esorcizzare.

Meglio forse farselo amico e pensare che parlare, nel confronto se pur lodevole esercizio nobile e democratico, può per l’ardito obiettivo di sviluppo dei porti del mezzogiorno, che tarda ad aversi e forse a concepirsi altresì, servirà nella misura in cui si seguono i tempi dell’interesse allo sviluppo di imprenditori di altri continenti pronti ad investire in uno dei Paesi del mondo di riconosciuta bellezza e fascino che, ahimè, spesso sottende limiti, limitazioni, vincoli e condizioni che mal si conciliano con la spinta di investimento che tutti attendono oggi dai porti del mezzogiorno.

Ci si augura quindi una maggiore azione di alta amministrazione, evidentemente al passo coi tempi di sfide internazionali, non solo di sviluppo ma anche di metodo.

 

 

Teodoro Nigro