Il porto di Brindisi verso un accordo blu?

Il Comune di Brindisi si fa carico di stipulare un “blu agreement” con Capitaneria di Porto, Arpa e Provincia al fine di evidenziare particelle inquinanti nell’aria e salvaguardare la salute dei cittadini. Niente di strano: gli compete. L’effetto “Greta” si riversa anche sui porti? E tutte le città-porto concorrono a stipulare accordi blu. Non tutte le città sono uguali e non tutti i porti hanno le stesse funzioni.

Valutare la qualità dell’aria, per i vari assessori comunali che si affacciano sui porti, è divenuto un must per promuovere il “tutto” elettrico, oltre alla gestione della raccolta e rimessa in discariche dei rifiuti urbani. Oggi forse fa “notizia” interessarsi di navi e porti, dopo che in alcune città sono proprio loro a fermarne lo sviluppo economico/occupazionale delle attività portuali. Abbiamo posto alcune domande ad Adriano Guadalupi, Rappresentante Fedespedi
Tavolo di partenariato AdSPMAM, oltre ad essere presidente del Propeller Club Port of Brindisi.

Presidente, anche Brindisi si appresta a firmare un accordo per l’ambiente portuale?

Non so se si tratta di un protocollo; so soltanto che l’Amministrazione Comunale ha invitato Autorità portuale, Capitaneria di Porto, Arpa, Provincia per il prossimo 03 febbraio a un tavolo sull’ambiente. Ancora una volta, la politica del ”palazzo” è lontana dalla realtà cittadina: ci sono problemi per garantire lavoro e occupazione, ditte che chiudono i battenti senza uno sviluppo industriale, senza una programmazione per affrontare la fase di transizione verso la decarbonizzazione e noi ci troviamo ancora con una sovrastruttura burocratica che si unisce alle tante altre per propagandare una certa politica ambientale.

Brindisi è una città portuale o una città con un porto? L’autonomia amministrativa gli consente di salvaguardare la salute dei cittadini.

So solo che Brindisi sta attraversando un periodo difficile in ambito portuale con le sue infrastrutture e la sua retroportualità che non decolla. E poi, basta percorrere le strade, piene di buche e con barriere, diventate ormai percorsi di guerra, erbaccia ampia e sporca, autobus cittadini e provinciali obsoleti e inquinanti, pensiline per la mobilità urbana rotte, strade e corsi principali intasati di auto in giro per trovare parcheggi, siti di distributori di carburanti, pericolosi, inquinanti e rumorosi, posizionati sotto i palazzi al pari di  veri impianti industriali per lavaggi a ciclo continuo, senza rispetto per l’ambiente e per la salute dei cittadini, alberi ornamentali che coprono la illuminazione cittadina ed entrano nei balconi delle case; tutto questo non è importante per i vari assessori all’ambiente?

Altre Amministrazioni locali si stanno impegnando sul fronte del “green deal”

Genova, La Spezia e Livorno sono preoccupate per il superamento del limite della media annuale per il biossido di azoto – NO2 – e … quindi, perché non a Brindisi? Brindisi, per traffico portuale, al pari di questi hub portuali italiani? Si spera, ma non è così, visto che gli operatori stessi lamentano da molto tempo il declino delle attività portuali e vista la scarsa sensibilità degli Enti locali nei confronti dei problemi portuali.

L’AdSP del Mare Adriatico meridionale che cosa sta facendo per l’ambiente?

E’ del mese scorso, l’approvazione da parte dell’AdSPMAM, del Documento di Pianificazione Energetica ed Ambientale, tra l’altro, documento di totale ed esclusiva competenza dell’Autorità di Sistema Portuale. Certo, a partire dal primo gennaio 2020, (nuovi limiti IMO allo zolfo nei combustibili navali, drasticamente ridotto allo 0,5%), tutti, armatori e compagnie di navigazione che scalano i porti dovranno rispettare i criteri di sostenibilità energetica, con particolare riferimento alla riduzione delle emissioni di CO2 e da parte delle AdSP pianificare gli indirizzi strategici per l’implementazione di specifiche misure per migliorare l’efficienza energetica e l’uso delle energie rinnovabili in ambito portuale; e tutto questo avviene anche per Brindisi.

Il controllo comunque dovrà essere fatto.

Chi controlla cosa, come il solito, in Italia non è mai chiaro! Tutto si può fare, protocolli, blu agreement, tavoli permanenti finalizzati ad attivare una collaborazione proficua fra porto e città, accordi tra Capitaneria di Porto, Comune, Arpa e Asl per monitorare e mitigare gli effetti dell’ inquinamento ambientale da traffico marittimo nel porto, attuare azioni aggiuntive che ottimizzano l’utilizzo dei motori principali ed ausiliari delle navi, relativamente alla gestione, verifica e manutenzione degli impianti; compiti di governo che sono dell’AdSP e i relativi controlli sono dell’Autorità Marittima (su navi che scalano un porto dentro il circuito portuale) e non certo della Polizia Locale. Dimostrare a tutti i costi che si può fare di più, non è sufficiente politicamente (anche se si guadagnano gli share sui social), visto che varie amministrazioni locali non sono in grado di soddisfare il “minimo” per la città, trovandosi in (pre)dissesto finanziario?

Abele Carruezzo