La città portuale deve reagire alla comune indifferenza

Brindisi. L’unica certezza che il porto di Brindisi e la sua portualità, intesa di operatori tutti con il relativo indotto, sta vivendo in questo periodo è una stretta nelle funzioni operative al punto da essere considerato un “piccolo porto provinciale” non capace di avere una vision per le prossime generazioni. Anzi una vision è descritta nei vari Piani Operativi Triennali che per anni sono stati promossi al Ministero Infrastrutture e Trasporti ricevendo un riscontro positivo per essere considerato porto “polifunzionale”, strategico e parte attiva del Piano Nazionale e Regionale dei Trasporti e meritare la specificità di “gate dell’Europa” nel Mediterraneo e verso l’Oriente.

Le infrastrutture portuali e le aree retroportuali annesse rendono il porto di Brindisi ancora appetibile da parte delle Compagnie di Navigazione a scalare il porto salentino. Non è un rudere! E si che vanno rimodulate alcune funzioni per renderlo più smart, green con banchine a emissioni zero, ma questo non vuol dire che Brindisi non possa competere sia nel Sistema Portuale dell’Adriatico Meridionale, sia nel Mediterraneo; anche perché Bari non si potrà più inventare altro mare con altre banchine e altre zone. Purtroppo per i “negazionisti” del porto di Brindisi, Bari (Baria – barra- chiusa che non permette sicuri ormeggi) non ha la stessa natura – geomorfologica di Brindisi. Brindisi; già negli anni sessanta ha subito modificazioni storiche (vedi traghetti Adriatica di Navigazione), ma sicuramente la geografia non potrà essere cambiata.

Agli operatori marittimo-portuali, tutti, alla città stessa, un invito ad avere più fiducia nel porto e senza più indulgere, con una forte responsabilità, esprimere tutta la forza per contrastare chi non crede nello sviluppo economico sociale del porto di Brindisi. Mettere al bando ingegneri che vorrebbero solo e sempre costruire banchine, sempre ammodernare strutture e infrastrutture per impegnare denari e parole in “varianti o in adeguamenti tecnico/funzionali”. Un Piano Regolatore Portuale, vuoi o non vuoi, il porto di Brindisi lo possiede, anche se del 1975. Se si legge con attenzione, detto “piano” forse ci si rende conto che possiede una vision chiara e una polifunzionalità ancora non del tutto espressa. Brindisi dispone di un porto che per collocazione geografica è nelle migliori condizioni per intercettare i nuovi traffici portuali del Mediterraneo, ed in primis il traffico di rotabili che origina da est o dai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.

Unitamente alla buona infrastrutturazione del porto di Brindisi (viaria, aeroportuale, ferroviaria) sono possibili e sostenibili tutte le modalità del trasporto combinato ed intermodale. Un porto ha bisogno di navi e non di “muratori” – oggi – . Di poche cose necessita per renderlo ancora più sicuro negli ormeggi: dragaggi e banchine operative per la funzione marittimo/portuale principale, quella dei rotabili su traghetti ro-ro e passeggeri, in funzione dei traffici anche post covid 19.  Affermare che le opere proposte dall’AdSPMAM da anni (stazione marittima Costa Morena, pontile a briccole, colmata e altre) non sono confortati dal vigente strumento di pianificazione – PRP – è solo strumentale a favore di …?

E ci si aggrappa alle considerazioni espresse dal Provveditorato OO.PP. – giusto per mantenere lo status quò portuale e consentire ad altri di fare “campagna elettorale”: vedi il Castello a Mare, il Capannone Montecatini, Fontana Tancredi, cavalcavia De Gasperi, Collegio Navale Tommaseo, passeggiata lungo mare Porta Revel – Bonsignore e altri che aspettano una loro ri-definizione da anni e dimostrano l’incapacità a programmare una vision di città. Argomenti tutti coniugati al futuro, mentre il porto ha bisogno di risoluzioni ora e non domani. Non sono un esperto giurista ma credo che il Provveditorato OO. PP. non possa emettere sentenze tali da bloccare uno sviluppo sostenibile di un porto; infatti, in pochi mesi è stato capace di cambiare opinione e valutazione sulle opere di c.s., a seconda del mese, per dare una volta colpa alla Regione, un’altra volta al Comune o all’AdSP.

Mi sembra, che l’area di Costa Morena – Punta delle Terrare, dalla sua costruzione (1988), ha servito sempre l’ormeggio di navi traghetto. Come pure l’Amministrazione comunale non ha nessun potere sul demanio marittimo. Giorni addietro, con una conferenza stampa, il Comune di Brindisi, invece di fare massa e credere sinceramente nello sviluppo del porto, si espresso: “… ha formalmente dichiarato di non voler rilasciare la dichiarazione di non contrasto del c.d. pontile a briccole con le aree d’interazione città/porto”; dichiarazione non conforme al deliberato del Consiglio Comunale dell’anno scorso. Si sta consumando un dibattito che non porterà consensi fra i cittadini; anzi, si richiedono un’assunzione di responsabilità e rispetto di norme e funzioni da parte di chi ha ruolo e competenze.

Abele Carruezzo