Volvo Ocean Race: incontri ravvicinati del tipo equatoriale

ALICANTE – I franco/cinesi di Dongfeng Race Team continuano a guidare la flotta nella Leg 2 della Volvo Ocean Race, ma con un margine molto contenuto, a causa del rallentamento dovuto all’ingresso nell’area delle calme equatoriali, i famigerati Doldrum. I primi quattro sono separati da una decina di miglia appena e il distacco dal primo al settimo equipaggio è di poco più di 45 miglia: decisamente una buona notizia e un’opportunità di rientrare per gli inseguitori.

L’ultimo rilevamento delle posizioni delle 14 ora italiana, mostrava un distacco minimo fra i primi due, Dongfeng Race Team e MAPRE, Vestas 11th Hour Racing in terza piazza a poco più di 5,5 miglia e una lotta tutta olandese fra team Brunel, su cui corrono gli italiani Alberto Bolzan e Maciel Cicchetti, e team AkzoNobel degli skipper orange Bouwe Bekking e Simeon Tienpont. L’equipaggio di Dee Caffari l’unica skipper donna di questa edizione del giro del mondo, Turn the Tide on Plastic di cui fa parte anche la triestina Francesca Clapcich è rientrato nei giochi, superando gli avversari di Sun Hung Kai Scalliwag, e riportandosi a meno di 43 miglia dai battistrada.

E, tuttavia, si tratta di condizioni difficile per i velisti, che normalmente aspettano con estrema ansia il report delle posizioni, spedito ogni sei ore alle barche in regata. Dato che si assiste a un ricompattamento della flotta, gli avversari navigano a vista oppure si possono vedere sull’AIS (Automatic Identification System), il sistema elettronico di identificazione automatica delle barche e delle navi che mostra sia la posizione che la rotta e la felicità di qualsiasi mezzo che si trovi a una distanza di 10/12 miglia, per questioni di sicurezza. Oggi, indubbiamente, i primi cinque della flotta possono controllare le rispettive mosse sull’AIS, e i livelli di ansia sono decisamente più alti, dato che una nuvola in più o in meno potrebbe significare una notevole perdita o guadagno.

Sebbene i Doldrum siano spesso considerati come un’area dove c’è mancanza assoluta di vento, in realtà più spesso si tratta di un’area dove le condizioni sono molto variabili, dove le cellule temporalesche provocano subitanee accelerazioni del vento da direzioni diverse dai venti prevalenti e leggeri. Ciò significa che gli equipaggi sono chiamati a una vigilanza costante, con evidenti difficolta di scegliere la giusta combinazione di vele e regolazione delle medesime, che deve essere senza sosta.

“Stavamo navigando prua a sud con il code zero frazionato (la grande vela che si utilizza per le andature al traverso) e facevano circa 20 nodi di velocità. Davanti a noi potevamo vedere una grossa nuvola, che significava che stava per succedere qualcosa.” Ha raccontato il watch captain di MAPFRE Rob Greenhalgh, spiegando esattamente come si viva a bordo nella zona dei Doldrum. “Ha dato molto buono (c’è stato un salto di vento favorevole), circa 50 gradi, e un aumento del vento improvviso, quindi abbiamo dovuto cambiare subito le vele, ora navighiamo con il fiocco, al lasco molto stretto e con una velocità molto inferiore. Tutti devono passare questa linea delle calme equatoriali, tutti ci devono entrare. Sarà così per i prossimi giorni, chissà chi ne uscirà meglio.”

In realtà la situazione potrebbe chiarirsi anche prima di quattro o cinque giorni, dato che i leader della flotta dovrebbero raggiungere l’equatore (gli 0 gradi Nord) più o meno nelle prossime 24 ore, e riagganciare il flusso degli alisei dopo due o tre giorni.