Il “derivato” nei trasporti marittimi

Il “mercato”, negli ultimi anni, si è trasformato nella sua struttura: dalla sede-piazza dove sono esposte le merci per scegliere e per poter comprare, si sta passando ad una sede “finanziaria” dove troviamo esposti i “derivati”.

Nel campo del trasporto marittimo, per esempio, troviamo un “derivato di trasporto”: un contratto finanziario fra due parti che concordano il prezzo per un trasporto futuro di partite di merci via mare.

Ci troviamo di fronte ad un accordo puro finanziario, simile ad altri accordi, soprattutto dei “futures” delle materie prime, con precise opzioni e clausole contrattuali; e gli strumenti finanziari sono simili a quelli definiti “derivati” e quindi, a lunga scadenza, presentano una decisa “volatilità”dei prezzi.

Questo significa, nel campo marittimo, che, eccezionalmente, una elevata volatilità dei prezzi del trasporto merci, comporterà un aumento dei prezzi  nei mercati reali di base, i global shipping delle spedizioni, i compratori naturali (raffinerie, importatori, commercianti, ecc.), i quali dovranno prendere in considerazione un elevato rischio di variazione dei prezzi delle merci nel calcolo del costo del trasporto.

Quindi, su questo mercato “derivato”, armatori, noleggiatori, spedizionieri ed anche speculatori comprano e/o vendono il prezzo del trasporto marittimo di merci  per date future. Il lettore si domanderà perché un commerciante dovrebbe comprare e/o vendere merci per il futuro: per la stessa ragione con cui la gente prenota (pagando) posti su voli di linea con mesi d’anticipo.

In quel preciso istante non esiste né linea aerea, né vettore aereo e nemmeno slot su quell’aereo; però pensiamo di avere assicurato quel viaggio e bloccato la tariffa del prezzo su quella tratta aerea. Essendo un mercato “derivato” gli speculatori possono comprare il trasporto ad un prezzo e venderlo in futuro a prezzi convenienti. E’ vero che una singola persona non specula, ma le compagnie aeree fanno questo, soprattutto quelle che hanno l’esclusiva su certe rotte aeree e per certi aeroporti hub.

Pensate un attimo al settore marittimo, nel trasporto di petrolio greggio e di LNG, che cosa può comportare un mercato “derivato”; tutto sta nell’avere una previsione certa della domanda di trasporto; con questi contratti pro futuro si paga solo la commissione del commercio da parte di armatori e/o noleggiatori di navi; in questi charter non ci sono clausole e problemi di ricevimento e/o riconsegna merci a bordo; non vi sono clausole sul bunker e problemi di equipaggio.

In sostanza l’armatore controlla sempre la sua nave reale, ma l’ha messa a disposizione –sulla carta- per un derivato di trasporto sul mercato virtuale. E’ chiaro che si possono creare delle “bolle-finanziarie”, pensando alla variabilità dei prezzi dei bunker, a problemi di pirateria ed altro, al punto, poi che una crisi “finanziaria” diventi “economica” e finire come “occupazionale”.

Abele Carruezzo

 

foto: Roberto De Martino