Le Compagnie di navigazione delle navi cisterna sperano nel mercato libico

Fornitura di benzina e gasolio, con aiuti umanitari e materiale medico in cambio di una ripresa delle attività di ENI Italia in Libia. Dopo la notizia della firma del protocollo d’intesa, del 29 agosto 2011, a Bengasi, tra ENI Italia, con l’amministratore delegato Paolo Scaroni, ed il Cnt (Comitato nazionale transitorio libico), gli armatori delle petroliere tirano un sospiro e si apprestano a beneficiare del mercato libico.

La speranza è che la Libia ritorni ad essere, ancora una volta, la porta degli affari nel segmento del petrolio e capace di dare una spinta al business delle navi cisterna, almeno in termini di carichi in uscita dal Paese.  Nell’ultimo rapporto settimanale londinese Gibson, mediatore marittimo, si legge: “Anche se non vi è ancora stabilità in Libia, nessuno si aspetti  una svolta rapida della produzione di petrolio e delle esportazioni; ma il recupero potrebbe richiedere un certo tempo.

L’attuale produzione è praticamente nulla; però con alcuni suggerimenti, si possono ottenere fino a 0,3 milioni di barili/giorno  uest’anno e 0,5 milioni di b /g entro la metà del 2012, recuperando i dati di pre-crisi di 1,6 milioni di b/g“. Questo è quanto si legge nel rapporto Gibson.

Dal punto di vista mercantile/marittimo, ciò significa che il livello di piena efficacia del business delle navi cisterna sarà raggiunto entro la fine del 2013, per abbandonare del tutto il mercato Med Aframax, definito dagli armatori stessi “limitato”. Altri mediatori marittimi sono ancora più pessimisti, indicando almeno 3 anni per ricostruire completamente il settore.

In ogni caso, non si parla di “quick fix” (soluzione rapida) per gli armatori di petroliere/Aframax nel Mediterraneo, anche se la situazione in Siria rappresenta una minaccia; pur di fronte a qualche guadagno, a causa dell’incertezza e delle sanzioni sulle petroliere (emissioni anidride carbonica) imposte dalla UE, il mercato Med Aframax peggiorerà ulteriormente.

Con le sole e limitate esportazioni dalla Libia, l’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) ha già preannunciato l’impossibilità di tagliare le produzioni in altri siti, anche se tutto questo è stato già sperimentato dagli armatori delle VLCC (Very Large Crude oil Carrier), durante la stessa crisi libica. Tuttavia, anche di fronte a segnali positivi, qualsiasi ottimismo dovrà essere basato sul prossimo inverno e sperare che sia più rigido dell’anno passato, almeno per gli USA.

A parere della BIMCO (Baltic and International Maritime COuncil), senza le esportazioni di petrolio libico, non ci sarà speranza di miglioramento nei tassi di “cisterna” delle petroliere nel Mediterraneo, e sicuramente si raggiungerà, nel 2012, una domanda mensile per 60 navi Aframax e per 30 navi cisterna MR (Medium Range). Giusto per chiarirci una nave del tipo “Aframax” è una petroliera con una capacità di carico compresa tra le 80.000 e le 125.000 tsl (tonnellate di stazza lorda=eadweight DWT).

Per le particolari dimensioni (larghezza massima di circa 35 metri) ed una certa versatilità tecnica (dovuta al rivestimento speciale delle cisterne interne), queste navi  offrono una alta flessibilità di utilizzo. Il termine “Aframax” si basa sull’Average Freight Rate Assessment AFRA. I porti principali di carico delle Aframax sono situati nei Caraibi, nel Mar della Cina, in Medio Oriente, in Mar Mediterraneo Orientale, in Nord Africa, Mar Baltico e Mar Nero.

La flotta mondiale delle Aframax è composta di 639 navi, con una vita media di 8 anni. Le altre navi sono le ULCC (Ultra Large Crude Carrier) tre le 320.000 e le 540.000 tsl; le VLCC (Very Large Crude Carrier) tra le 200.000 e le 320.000 tsl; le Suezmax tra le 120.000 e le 200.000 tsl; le Panamax tra le 80.000 e le 60.000 tsl; le Large Range 2 tra le 80.000 e le 160.000 tsl; le Large Range 1 tra le 45.000 e le 80.000 tsl; le Medium Range tra le 25.000 e le 50.000 tsl; le Handy Size tra le 5.000 e le 25.000 tsl.

Abele Carruezzo