MESEURO-Assoporti: sistema portuale italiano vitale per l’Europa

E’ di mercoledì l’incontro di Bruxelles al Parlamento Europeo, sullo sviluppo delle reti TEN-T; organizzato dalla fondazione Meseuro, Centre for Mediterranean Europe Studies che ha preso il nome da un vento che soffia tra lo scirocco ed il levante, e quindi portatore di novità.

Erano presenti, oltre a vari parlamentari italiani, anche il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, i vertici dei principali operatori nazionali nel settore stradale, ferroviario e aeroportuale oltre a esponenti del mondo finanziario e della Bei.

E’ noto il contributo che l’Italia offre all’interscambio di tutta la mobilità merceologica e di persone da e per l’Europa, anche in questo periodo di crisi per tutta l’area dell’euro-zona: il “sistema-italia” al 1° posto in Europa per le importazioni e al 3° posto per esportazioni via mare e nel traffico marittimo passeggeri l’Italia è al primo posto.

L’Assoporti (Associazione dei Porti Italiani), tramite il suo presidente Francesco Nerli, relazionando ai lavori di detta conferenza, ha sottolineato alcune proposte ed elementi che la portualità italiana ritiene importanti, e alcuni prioritari, nel prosieguo dell’iter di revisione degli orientamenti sullo sviluppo delle reti TEN-T e sul Regolamento “Connecting Europe Facility”.

Nerli ha ricordato che la rete, a seguito di uno scenario economico mutato, va ripensata e soprattutto rimodulata. Infatti, originariamente, la rete TEN-T fu concepita in funzione tutta interna all’Unione europea e con una forte modalità ferroviaria; oggi, l’Europa deve e dovrà revisionare la rete, con nuovi nodi e corridoi fra aree di maggiore sviluppo, guardando all’interscambio con l’Estremo oriente, con i popoli dei versanti Africani ed Asiatici del Mediterraneo, nonché con il bacino del Mar Nero, l’America Latina (Brasile in particolare), l’India, l’Africa australe e l’emisfero sud in genere.

Revisionare, per Assoporti, significa applicare una coesione economica e sociale fra paesi europei riequilibrando le infrastrutture, ridistribuendo i flussi di traffico per una sostenibilità territoriale e soprattutto  “decarbonizzando” i trasporti per una più radicale  riduzione delle emissioni nocive; sostanzialmente una rete TEN-T che tenga conto dell’esigenza di riduzione delle percorrenze lungo le rotte marittime da e per l’Europa. Ed allora: porti con un “valore” europeo che siano veri nodi di interscambio; infrastrutture che rivalutino la modalità marittima rispetto alla terrestre non più sostenibile e fragile come strategia di rete; rete intesa logisticamente e legata alle modalità terrestre e ferroviaria non da fini politici di parte, ma rispondenti alle esigenze della mobilità.

La proposta della Commissione, per una nuova rete TEN-T va rigettata, ha ribadito Nerli, poiché non tiene conto delle  aree del mezzogiorno d’Italia, e non valorizza appieno l’area Mediterranea che, invece, rappresenta uno snodo cruciale per la crescita economica dell’Unione Europea. In questo ambito la posizione geografica dell’Italia, inserita nel cuore del Mediterraneo, assume un ruolo chiave nel garantire il collegamento e le interconnessioni infrastrutturali necessarie per sostenere e potenziare la crescita, l’occupazione e la competitività dell’Unione.

Le proposte: nel corridoio Helsinki-Valletta inserire Palermo e Catania;  nel corridoio Baltico-Adriatico si dovrà spingere verso sud, lungo la costa Adriatica, comprendendo anche i porti di quel versante più a sud (Bari e Brindisi), rispetto a quelli ipotizzati inizialmente anche da Ferrovie Italia (nota dell’amministratore Mauro Moretti).

L’insieme dei porti del “sistema portuale” italiano è una risorsa per tutta l’Europa, ha concluso il presidente di Assoporti; porti che, sotto la responsabilità delle Autorità Portuali, offrono l’intero ventaglio di funzioni: per i mercati di consumo (grandi agglomerati urbani); per le imprese di produzione (di base e di prodotti finiti); per l’approvvigionamento delle materie prime energetiche e per la logistica dei prodotti energetici; a servizio dei collegamenti marittimi di breve e medio raggio (nazionali, intracomunitari ed inframediterranei) alternativi a quelli esclusivamente terrestri; per la continuità territoriale delle aree insulari; per il turismo.

Senza dimenticare quegli scali che svolgono un rilevante ruolo di distribuzione/concentrazione dei traffici marittimi oceanici nell’area mediterranea (transhipment).

Abele Carruezzo