I Porti Pugliesi meritano più attenzioni legislative

Brindisi– Lo avevamo scritto a chiare lettere che i porti pugliesi sono più vicini alla Turchia e Medio Oriente rispetto ai porti dell’Alto Adriatico. Ma questa nota tecnica non basta e ancora una volta si preferiscono i porti di Trieste, Ancona e Venezia dotandoli di strumenti legislativi che favoriscono gli scambi commerciali con quei Paesi. Si indebolisce così la dimensione geografica/economico/marittima a favore di quella politica/legislativa. Avevamo sottolineato che i porti pugliesi meritano un numero maggiore di permessi di transito (dòsvole) per i camion che trasportano merci dalla Turchia se effettivamente si vuole operare una equa politica trasportistica, economica e sostenibile nel rispetto dell’ambiente.

Non si può più sopportare che un porto possa beneficiare dell’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per i veicoli turchi imbarcati e/o sbarcati grazie a una concessione dal Ministero delle Finanze e senza nessuna valutazione tecnica/trasportistica. Le autostrade del mare sono state concepite ed hanno la specifica funzione di spostare traffico sul segmento marittimo a salvaguardia di quello stradale, nel rispetto di uno sviluppo sostenibile annunciato e non praticato.  Giustamente questo problema è stato sollevato dall’on. le Mauro D’Attis (F. I.) con una sua interrogazione parlamentare a chi di dovere e con risposta scritta. Si spera per una benevola accoglienza dal parte del Governo Conte.

Inoltre, oggi, ci troviamo alla presenza di Autorità di Sistema Portuale che dispone di strumenti che consentono di programmare un’organizzazione delle aree portuali e retro per rispondere alle molteplici esigenze del commercio internazionale e, più in generale, al modello economico dei territori marittimi più avanzati. Sull’altro versante, la Turchia, riconoscendo la vicinanza dei porti pugliesi rispetto a quelli dell’Alto Adriatico, sono anni che invoca una rivisitazione di una legislazione finanziaria/doganale, aumentando i permessi (dòsvole), per i porti pugliesi risparmiando, tempi di navigazione, risparmi di bunker, maggiore capacità di trasporto e soprattutto tempi di consegna merci. La previsione legislativa operata per il porto di Trieste favorisce  sicuramente l’autotrasporto in transito per quel porto; ma bisogna tenere conto delle distanze tra l’origine e la destinazione delle merci e quanta capacità trasportistica si realizza (paesi slavi, turchi e domani dalla Cina). Proprio a causa delle forti distanze (stagioni avverse le aumentano) gli autotrasportatori andrebbero a pagare di più rispetto ad una scelta dei porti pugliesi.

Questa diatriba che dura oramai da anni (dalla fine della II guerra mondiale e Brindisi aveva anche il titolo di porto franco e con un piano regolatore portuale declinato in questo senso), deve e dovrà finire se effettivamente desideriamo una giusta competitività fra porti in una dimensione “sistemica” nazionale. In più, la Puglia, essendo la Regione italiana geograficamente più vicina alla Turchia, Albania, Croazia, Mar Nero e Paesi mediterranei e dotata di una notevole quantità di infrastrutture (porti, interporti, aeroporti, rete autostradale), meriterebbe una legislazione più favorevole per aumentare  l’attuale numero di permessi di transito per soddisfare le esigenze del mercato tenendo presente che tutto ciò non comporterebbe spese aggiuntive per la Pubblica Amministrazione.

 

Abele Carruezzo