Dall’uranio arricchito al petrolio: il gioco dell’Iran

Gibilterra-Mentre nel Mediterraneo si assiste a scenari di immigranti, trasportati da naviglio Ong, in cerca di un “porto sicuro”, sul versante ovest dello stesso mare, alle Porte di Ercole, un’altra scena si impone. Gibilterra ha annunciato, oggi, di avere prorogato la detenzione della superpetroliera iraniana – la Grace I –  di altri 14 giorni, in quanto vi sono ancora i motivi per ritenere il non rispetto delle sanzioni nel portare petrolio in Siria.

L’ordine della Corte Suprema è giunto dopo che l’Iran ha chiesto alla Gran Bretagna di rilasciare la petroliera. La motivazione della Corte fa riferimento al Regolamento Ue 36/2012 sule sanzioni alla Siria; così si è creato un altro conflitto diplomatico di non lieve conto, e che si colloca nel procedimento di arricchimento dell’uranio iniziato proprio oggi dall’Iran e contro gli Stati Uniti.

In una dichiarazione, il Governo di Gibilterra ha affermato che aveva ragionevoli motivi per credere che la Grace 1 stesse trasportando petrolio greggio alla raffineria di Banyas in Siria; raffineria di proprietà di una società soggetta alle sanzioni dell’Unione europea contro la Siria. Le sanzioni dell’Unione europea contro il regime siriano sono entrate in vigore nel maggio 2011, poco dopo l’inizio della sanguinosa repressione del leader del regime Bashar al Assad sui manifestanti, favorevoli per la democrazia e che poi si sono trasformate in una lunga guerra.

L’Iran, uno stretto alleato di Assad, è anche sotto un regime di sanzioni statunitensi inteso a bloccare tutte le vendite internazionali di petrolio iraniano; da qui il caso di detenzione della petroliera. L’Iran ha accusato l’amministrazione Trump di condurre una “guerra economica” contro di essa con una campagna per ridurre le esportazioni iraniane di petrolio a zero. Alla fine di giugno, le esportazioni di greggio iraniano sono state di circa 300.000 barili al giorno (bpd), con una frazione di oltre 2,5 milioni di bpd verso la Ue, prima del ritiro americano dell’accordo sul nucleare.

Ora la nave, la Grace I, capace di trasportare 2 milioni di barili di greggio, è sotto sequestro dal quattro luglio scorso, e si trova all’interno della baia di Gibilterra in acque britanniche. Il Regno Unito, per ora non intende risolvere bonariamente il caso, visto che ha schierato forze speciali, i British Royal Marines, per controllare lo stato di sequestro della nave; per cui la nave andrà incontro ad una lunga disputa legale in Gibilterra. Infatti, una volta che la nave è detenuta, il tribunale ha prolungato il periodo di detenzione di altri 14 giorni.

Trascorso tale periodo il sequestro potrebbe essere prolungato per altri 90 giorni; a quel punto, il Governo potrà decidere lasciare libera di navigare la nave. Sembra una disputa legale semplice, ma così non è, visto che si è trasformato in caso politico tra gli Usa, l’Iran e sulle quinte la Ue. Ad oggi, la crisi diplomatica, come pure gli attacchi a navi all’inizio di maggio nella regione del Golfo Persico, molti armatori e noleggiatori stanno evitando con i loro vettori quelle rotte del Medio Oriente saltando Fujairah, e per quelle  poche navi che vi transitano i costi delle assicurazioni sono aumentati vertiginosamente.

Intanto, da fonti governative si afferma che le decisioni del governo di Sua Maestà di Gibilterra sono state prese in totale indipendenza, sulla base delle violazioni della legge esistente e per nulla basate su considerazioni politiche estranee. Nelle nazioni governate dallo stato di diritto le decisioni sull’applicazione delle leggi relative a potenziali reati sono decisioni prese sulla base di fatti e analisi legali e non sono decisioni prese sulla base di richieste politiche, chiunque sia la parte richiedente.

 

Abele Carruezzo