Porto di Gioia Tauro: i sindacati chiedono l’intervento del governo

“Stiamo assistendo alla delocalizzazione della Maersk. Un governo che ha senso di responsabilità interviene sul territorio, non lo abbandona”. I rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl si dicono preoccupati per la situazione che il porto di Gioia Tauro sta vivendo. Al termine del comitato dell’Autorità portuale, hanno fatto notare che “manca un piano nazionale che riguarda la logistica e il retroporto e che il governo sta puntando ai porti regionali come quello di Genova e di Trieste invece che a quelli di transhipment come quello di Gioia Tauro”. Secondo i sindacalisti all’Apq sottoscritto nello scorso mese di settembre è mancata la giusta accelerazione per avviare soluzioni ai momenti di difficoltà. “Se il porto di Gioia Tauro costituisce il 50% del Pil regionale, che fine hanno fatto tutti i buoni propositi degli anni scorsi?”, chiedono ancora i rappresentanti sindacali. Il ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli, nella sua ultima visita in Calabria aveva annunciato la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per 300 lavoratori al porto di Gioia Tauro. “Ancora non è stato formalizzato alcuno stato di crisi – hanno precisato i sindacalisti – che comunque andrà discusso nel caso in cui ci verrà sottoposto. In ogni caso il nostro obiettivo è non far perdere alcun posto di lavoro”.

 

Salvatore Carruezzo