Porto di Pescara: appello ai parlamentari

«Invito i parlamentari abruzzesi, non solo quelli del Pdl, ma anche quelli di Pd e Udc visto che ora il Governo è appoggiato da tutti e tre i partiti, a fare massa critica con noi, affinchè lo Stato faccia quello che deve fare» per raggiungere gli obiettivi che abbiamo fissato nell’ambito dell’emergenza in cui versa il porto di Pescara, a causa del mancato dragaggio.

Lo ha affermato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte anche l’assessore regionale alla Pesca, Mauro Febbo, e il commissario delegato e presidente della Provincia, Guerino Testa.

Parlando di una situazione «ormai divenuta ridicola e kafkiana», Chiodi ha evidenziato in particolare tre obiettivi: «dobbiamo essere messi in condizione di aiutare i nostri corregionali della marineria – ha detto il governatore – e per farlo è necessaria una deroga agli aiuti di Stato da parte dell’Unione europea, perchè, in base alle norme comunitarie, anche se avessimo le risorse, attualmente non potremmo erogarle». «È inoltre necessario – ha aggiunto Chiodi – che il Governo autorizzi un provvedimento relativo al fermo biologico, che preveda un ampliamento dei tempi.

In tal senso, lo Stato riconosca che c’è una straordinarietà procurata dallo Stato stesso». «Infine – ha proseguito il presidente -, se dovessero arrivare conferme circa la presenza di ddt o sostanze nocive nei sedimenti, i costi per le operazioni di dragaggio raggiungerebbero i 50 milioni di euro: vogliamo allora che questa volta lo Stato tiri fuori i soldi che non ha tirato fuori in passato, perchè gli abruzzesi non sono in grado di pagare, ma soprattutto perchè non è una competenza degli abruzzesi».

Sottolineando che «attorno al porto gravita un volume d’affari di 30-40 milioni di euro, con circa mille attività lavorative», il commissario delegato per il dragaggio e presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, ha sottolineato la necessità di «date certe, altrimenti – ha affermato – lo Stato dica di non voler investire sullo scalo. In questo modo non si sta prendendo in giro solo la marineria, ma l’intera regione».

«Ormai – ha proseguito Testa – abbiamo appreso che i fanghi non possono essere sversati in mare e bisogna trovare una soluzione alternativa. Ovviamente, il conferimento in mare costa dieci euro a metro cubo, mentre qualsiasi altra soluzione ha costi maggiori e il Consiglio dei ministri – ha sottolineato il commissario – si dovrà fare carico di trovare le risorse per far fronte a questa problematica». Ha parlato di una «situazione drammatica» anche l’assessore Febbo, secondo cui «la Regione è impossibilitata a risolvere il problema e quindi è necessario un provvedimento nazionale.

La marineria ci chiede un fermo – ha spiegato – e noi siamo d’accordo, perchè utilizzare il porto ormai è impossibile». «Il problema, però – ha aggiunto l’assessore alla Pesca – non è solo della marineria. È una questione d’immagine dell’intero Abruzzo e non solo di Pescara – ha concluso -: pensate, a qualche settimana dall’inizio della stagione balneare, che immagine stiamo dando».