Dalle Autorità portuali ai distretti: qual è il futuro dei porti?

Le forti dichiarazioni odierne del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi meritano di essere approfondite alla luce del loro carico semantico: cosa mai vorrà significare nello specifico “un provvedimento di riforma della portualità basato non più sull’attuale assetto degli scali portuali ma sul concetto di distretti logistici integrati”?

Tra circa un mese il Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti, consultandosi assiduamente con Assoporti e con le commissioni trasporti di Camera e Senato, promuoverà in Parlamento un provvedimento che recepisca al meglio le necessarie riforme di cui il nostro sistema portuale nazionale abbisogna: nuova governance nei porti, maggiore potere da affidare ai presidenti delle Autorità Portuali e semplificazioni delle procedura di nomina, nuove norme riguardanti l’approvazione dei Piani Regolatori Portuali, recupero aree per la nautica, creazione di sistemi logistici integrati, servizi tecnico-navali, autonomia finanziaria, facilitazioni nelle concessioni delle aree e delle banchine, organizzazione del lavoro portuale. Non sappiamo ancora sotto quale cornice legislativa verrà presentato tale provvedimento ma le misure comprese nello stesso documento non entreranno nella Legge di Stabilità.

Appare evidente tuttavia l’intento di tale provvedimento che è basato sulla necessità di rivedere l’attuale sistema delle 24 Autorità Portuali italiane: un terzo  di esse è attualmente sottoposto a commissariamento. Le reazioni a tali dichiarazioni sono decisamente eterogenee: i porti minori guardano con diffidenza perché temono un ridimensionamento degli enti portuali stessi mentre i principali porti italiani come Genova, Venezia, Livorno, Civitavecchia ed altri manifestano grande interesse a tale provvedimento.

Partendo da tale assunto, il Presidente di Assoporti, Pasqualino Monti, è intervenuto nella seduta odierna “chiedendo maggiore autonomia finanziaria per gli scali marittimi italiani”. Sono allo studio differenti manovre, come la creazione di un Fondo in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti, che consentano inoltre agli scali italiani di trattenere maggiori risorse derivanti dal gettito IVA prodotto annualmente: ogni anno i nostri porti erogano un gettito fiscale di oltre 13 miliardi di euro. Bisognerà capire quali saranno i distretti logistici selezionati sul territorio nazionale, bisognerà comprendere quali porti nazionali e quali Autorità Portuali saranno sacrificate in virtù di tale provvedimento: il Ministro Lupi parla di 6-8 distretti logistici nazionali che possano reggere la competizione su scenari internazionali.

Si ha l’impressione, insomma, che tale provvedimento andrà a rimpiazzare il tanto difficile progetto di revisione della Legge 84-94, promosso dai parlamentari liguri Luigi Grillo e Michele Scandroglio. In tutto ciò quale sarà il ruolo per Brindisi? Quanto Brindisi ha da temere o da guadagnare da tale provvedimento?

 

Stefano Carbonara