Assoporti riforma i porti

Assoporti ha consegnato al Governo Renzi la sua proposta di riforma portuale. Ancora una volta ci troviamo di fronte a proposte esterne al Parlamento Italiano che invece di decidere con responsabilità e legiferare, prende tempo e delega comunque. Assoporti parte dalle considerazioni ed indicazioni del Decreto Sblocca Italia. I punti salienti proposti dall’Associazione delle Autorità Portuali riguardano l’autonomia finanziaria, la semplificazione delle Autorità, i dragaggi, le Dogane e i piani regolatori dei porti.

Lo scenario del cambiamento, anche per Assoporti, è quello europeo, con principi economico/finanziari rivolti alla riduzione della spesa e realizzazione di progetti già avviati. Autonomia finanziaria e autodeterminazione finanziaria: l’1% dell’IVA sulle merci (che sale al 2% per i porti che fanno sistema) da destinare a opere di interesse nazionale e selezionate dal Piano Strategico della Logistica e dei Porti (ancora tutto da scrivere); i parametri per erogare i fondi ai porti sono: volumi di traffico merci e passeggeri (solide, liquide, in colli- passeggeri in navigazione internazionale, nazionale e locale, croceristi); numero e tonnellaggio di stazza netta delle navi approdate nei diversi segmenti di traffico (navigazione internazionale, collegamenti intracomunitari e nazionali); previsioni dei rispettivi piani integrati di sistema e piani regolatori del porto.

Dogane: si passa da una semplice operatività amministrativa ad un impegno continuo h24.; in questo modo si potrà sbloccare la mobilità per il personale; altri enti concorrenti parteciperanno allo sdoganamento delle merci, ai servizi per la sanità marittima; più informatizzazione e maggiore efficienza anche con autorizzazioni allo sdoganamento in mare.

Dragaggi: i materiali scavati nel porto sono esclusi dalla normativa sui rifiuti, e verrebbero riutilizzati nel porto stesso, per opere di riempimento. Governance: si cambia la struttura delle AP nella natura giuridica e operativa delle stesse; escono dall’elenco Istat degli enti di Pubblica Amministrazione, diventando enti pubblici ad ordinamento speciale; un presidente con poteri di nominare il segretario generale, i direttori dei vari scali integrati nell’Autorità; che approva le concessioni di durata non superiore ai quattro anni, e che coordina tutte le attività svolte da soggetti pubblici in porto. Un Consiglio direttivo del porto sostituirà il Comitato portuale e dovrà approvare il piano regolatore del porto.

La novità, per Assoporti è un terzo organismo, una Commissione consultiva dei rappresentanti degli operatori presenti in porto, con le imprese escluse dalle decisioni. Sul lavoro portuale si legge: “l’alta flessibilità e la specializzazione coniugate all’esigenza di garantire massimi standard di sicurezza e di mercato fanno parte integrante della natura dell’attività portuale; stabilizzare le attività svolte dal soggetto di cui all’articolo 17, ampliandone le competenze in materia di formazione professionale e fornendo alle nuove Autorità più poteri in materia di governo del mercato del lavoro”.

L’area di competenza delle AP sarà estesa anche alla retroportualità ed entroterra definendo nuovi confini extra-demianali. Per il presidente di Assoporti Monti “è giunto il momento del coraggio di essere pragmatici e di delineare uno scenario di cambiamento che comporti trasformazioni radicali”.

 

Abele Carruezzo