Filt: “Riforma lascia i dipendenti nel limbo”

GENOVA – Il decreto di riforma approvato dal consiglio dei ministri stabilisce la nascita delle autorità di sistema portuale, mandando in pensione le vecchie autorità portuali, ma non sana la situazione ibrida dei dipendenti. Hanno un contratto privato (quello dei porti) eppure devono attenersi alla disciplina dei dipendenti pubblici, compreso il blocco degli aumenti che aveva fatto scattare la richiesta di restituzione delle somme percepite in più fra il 2011 e il 2013, nonostante la lunga battaglia intrapresa dai sindacati di tutte le sigle.

“Lo schema del decreto legislativo, che è ancora in bozza, nell’ultima versione dice che si applica ai dipendenti il dl 165, quindi li considera dentro la Pubblica amministrazione.

Il primo testo pareva sanasse l’anomalia, invece ora si mantiene il contratto privato con il trattamento del pubblico impiego. Chiederemo conto di questa mancata promessa”, avverte Maurizio Colombai, responsabile del Dipartimento Porti e marittimi della Filt-Cgil. Domani i dipendenti dell’Autorità portuale di Genova si riuniranno per parlare del contratto nazionale, ma sicuramente fra i temi affrontati ci sarà anche questo. Favorevole alla riforma portuale basata su sistemi aggregati, Colombai la critica però anche su altri fronti.

“Non ha senso avere fatto la riforma di un pezzo e avere lasciato una deregulation selvaggia quando si esce dai porti, visto che le strozzature sono fuori,lo stesso ministro delle Infrastrutture e Trasporti ha parlato di 50 milioni di costi aggiuntivi”. E aggiunge: “Ci sono ancora punti oscuri su cui intervenire oltre alla definizione della natura giuridica dei lavoratori.

Non è chiaro che cosa sarà dei porti che non sono sede delle Autorità di sistema portuale, e cancellare le rappresentanze sociali e delle imprese istituendo comitati di gestione con solo rappresentanti pubblici al posto dei comitati portuali vuol dire eliminare le camere di compensazione e aumentare il rischio di conflitti.

Inoltre ci sono promesse fatte che non sono state mantenute nel testo che abbiamo visto, anche se quello ufficiale ancora non lo abbiamo. Se è così mi sorge il dubbio che anche gli impegni sul lavoro portuale, oggetto della prossima parte della riforma, potrebbero non esser mantenuti”.