Porto di La Spezia: spostati i servizi in area Santo Stefano Magra

LA SPEZIA – Il modello di dry port, porto “secco” o porto lungo, della Spezia come modello da esportare e replicare in altre aree d’Italia. Se ne è parlato stamani nel corso del convegno sul “valore porto” organizzato dalla community portuale – La Spezia Port Service – alla presenza di tutti gli attori del settore.

Gran parte delle operazioni si spostano così dal golfo a pochi chilometri di distanza, nell’interno, grazie alla movimentazione su gomma e in buona parte anche su ferro. Gli operatori propongono questo modello portuale – lo scalo spezzino è record-port in produttività a livello europeo – come formula innovativa per il sistema italiano. L’obiettivo è quello di evitare l’invasione dei container trasportati dai “giganti” del mare e sfruttare il contenitore stesso come generatore di economia anche per quel che riguarda l’indotto.

I numeri del porto spezzino: 5 km di banchine per 575mila metri quadri di aree portuali e 17 km di binari ferroviari. Fatturato complessivo 250 milioni di euro all’anno. L’ accoglienza navi da 14mila teu sarà aumentata una volta completati i lavori di dragaggio sino a 16mila teu. Il Dry port di Santo Stefano Magra ha una superficie di 1.000.000 di metri quadri complessivi, con magazzini, area intermodale, aree operative, terminal specializzati.